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Le divise asiatiche sono sotto attacco su tutti i fronti

Da
Barry Norman
Pubblicato: Sep 29, 2014, 15:16 GMT+00:00

I mercati valutari inaugurano la nuova settimana con parecchia volatilità e tante sorprese. Il dollaro australiano è crollato di 57 punti ed è scambiato

Le divise asiatiche sono sotto attacco su tutti i fronti

I mercati valutari inaugurano la nuova settimana con parecchia volatilità e tante sorprese. Il dollaro australiano è crollato di 57 punti ed è scambiato al nuovo minimo di lungo periodo a 0,8705, mentre il kiwi è letteralmente precipitato dopo la notizia che la Reserve Bank of New Zealand (Rbnz) è intervenuta per calmierarne le quotazioni: il dollaro neozelandese si attesta al momento a 0,7745, il nuovo minimo dall’inizio della crisi finanziaria. Frattanto, anche lo yen nipponico si muove in ribasso, cedendo 15 punti contro il dollaro Usa per essere scambiato a 109,42; nei confronti dell’euro perde invece ben 110 punti ed è scambiato a 138,73, con la divisa europea capace di fare anche peggio della sua controparte asiatica. La scorsa settimana l’OCSE ha tagliato le previsioni di crescita per buona parte dei paesi G7, esortando la Banca del Giappone ha iniettare nuovi stimoli monetari per contrastare gli effetti depressivi del rialzo dell’iva. Stando all’agenzia Kyodo, oggi il parlamento giapponese ha fissato una sessione extra in cui il primo ministro Abe parlerà della sua Abenomics e dei piani per rimettere in moto la crescita economica e dell’inflazione. La Banca del Giappone, che si riunirà il 7 ottobre, sta tentando di riportare l’inflazione al 2% iniettando qualcosa come 60-70 trilioni di yen ogni anno nell’economia del paese. Il 18 settembre il governatore Kuroda ha affermato di essere pronto a modulare la politica monetaria dell’istituto per far fronte a ogni evenienza o necessità.

Le divise asiatiche sono sprofondate ai nuovi minimi degli ultimi mesi, con gli investitori che preferiscono fare incetta di dollari Usa. La banconota verde, che sta beneficiando delle aspettative crescenti di un ormai prossimo rialzo dei tassi da parte della Fed, è scambiata a 85,82, il massimo del 2014. Diversi analisti ritengono che le valute asiatiche sprofonderanno ulteriormente, anche se meno di quanto sperimentato lo scorso anno.

La scorsa settimana il governatore Wheeler della Rbnz ha dichiarato in maniera abbastanza sorprendente che il livello di prezzo del dollaro neozelandese è “insostenibile e ingiustificato”: da allora, il Kiwi non ha smesso di ribassarsi. La forte divisa neozelandese è stata capace di azzerare l’inflazione, inducendo la banca centrale a rivedere la sua politica monetaria restrittiva dopo 4 rialzi di tasso d’interesse in un singolo anno e intervenire sui mercati valutari per sospingere verso il basso le quotazioni del NZD. Nel mese di agosto la Rbnz ha venduto qualcosa come 521 milioni di dollari neozelandesi (pari a circa 404 milioni di dollari Usa), realizzando la più grande vendita dal luglio del 2007.

Neanche il dollaro australiano se la passa troppo bene, cedendo stamattina 57 punti a fronte del calo sperimentato dalla domanda di minerali di ferro per via dei timori internazionali legati alle performance del settore manifatturiero cinese. A settembre la divisa australiana ha già ceduto il 6,8%, che se confermato configurerà la peggiore contrazione su base mensile dallo scorso maggio. Stando a quanto sostiene un’indagine di Goldman Sachs Group Inc., il surplus globale di minerali di ferro è atteso aumentare dalle attuali 52 tonnellate alle 163 del 2015, con il prezzo che per allora dovrebbe essere calato a 80$ alla tonnellata.

L’euro continua a ribassarsi in apertura di sessione asiatica, cedendo 6 punti fino a 1,2678 dal momento che i trader sono in attesa della riunione Bce di giovedì prossimo: la speranza è che in quell’occasione il presidente Draghi possa varare nuove misure di stimolo per far risollevare l’inflazione nell’Eurozona.

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