Gli investitori hanno gli occhi puntati sulla riunione Fed di politica monetaria che inizierà quest’oggi per indovinare la posizione dell’istituto
Un qualsiasi ritardo nel rialzo dei tassi d’interesse rischia però di far precipitare il dollaro. A fronte di una bassa inflazione, un’economia europea ancora in panne e un dollaro Usa in crescita, la domanda che si pongono un po’ tutti è fino a che punto i vertici Fed sono consci dei rischi che aleggiano sulle loro aspettative di una ripresa a stelle e strisce sempre più solida, condizione sine qua non per poter procedere a un rialzo dei tassi verso la metà del prossimo anno.
Al momento le aspettative di mercato sono caratterizzate da circa un 66% degli economisti che si aspetta il primo rialzo dei tassi non prima del quarto trimestre 2015. Qualche mese fa, la stella percentuale avrebbe predetto un primo rialzo dei tassi per maggio 2015. Il dollaro Usa viaggia frattanto in ribasso di 2 punti sino a 85,60, dopo che i dati economici non particolarmente favorevoli della scorsa settimana hanno limitato i movimenti della banconota verde. Ieri le vendite di abitazioni esistenti hanno mancato le aspettative della vigilia, intaccando la solidità del mercato immobiliare statunitense.
Oggi il dollaro Usa si è ribassato sino a 107,85 yen dopo aver toccato ieri il massimo delle ultime tre settimane a 108,38. Ha ceduto un po’ di terreno anche nei confronti dell’euro, scambiato a 1,2711 dopo il minimo del lunedì a 1,2665. In apertura di settimana, la banconota verde aveva comunque beneficiato del responso del sondaggio Ifo sulla fiducia di business in Germania, con il dato di ottobre sprofondato al minimo degli ultimi due anni. A seguito della pubblicazione degli stress test Bce sulla tenuta del sistema bancario europeo, la fiducia nei confronti dell’euro è comunque rimasta forte.
Lo yen giapponese è lievitato sino a 107,83 dopo che il dato sulle vendite al dettaglio a battuto le aspettative, lievitando del +2,3% nel mese di settembre (su base annua) contro un’aspettativa degli analisti intervistati da Bloomberg che non andava oltre il +0,8%.
L’incremento occorso nelle vendite al dettaglio durante il mese di settembre è stato il maggiore dallo scorso marzo, quando la lettura su base annua schizzò al +11% con i consumatori che si affrettavano a fare acquisti in vista dell’aumento dell’iva previsto per il mese successivo. L’ultima lettura sulle vendite al dettaglio farà respirare il primo ministro Shinzo Abe, che sta conducendo una vera e propria campagna militare per rimettere in moto l’economia del Giappone, rimasta ferma per troppo tempo. Il dato potrebbe comunque dissuadere la banca centrale dall’intervenire ancora più vigorosamente con un nuovo programma di stimoli monetaria. L’istituto si riunirà verso la fine della settimana.