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L’ascesa del dollaro non si ferma

Da
Barry Norman
Pubblicato: Sep 12, 2014, 20:26 GMT+00:00

Anche stamattina il dollaro Usa è la superstar del mercato, scambiato in territorio positivo oltre gli 84,50. A sorpresa, il numero degli americani che ha

L’ascesa del dollaro non si ferma

Anche stamattina il dollaro Usa è la superstar del mercato, scambiato in territorio positivo oltre gli 84,50. A sorpresa, il numero degli americani che ha compilato le richieste per i sussidi di disoccupazione è cresciuto inaspettatamente nel corso dell’ultima settimana, benché ciò non dovrebbe significare un peggioramento delle condizioni del mercato del lavoro dal momento che le richieste coincidono con i livelli pre-crisi.

Stando a quanto comunicato dal dipartimento del Lavoro statunitense, nella settimana conclusasi il 6 settembre le richieste sono lievitate di 11mila unità, per un totale destagionalizzato di 315mila. Gli economisti intervistati da Reuters scommettevano invece su un totale di 300mila richieste. Va detto che l’ultima settimana ha compreso la Festa dei lavoratori, e che le richieste tendono a mostrare una certa volatilità proprio quando concomitanti alle feste. Secondo un analista del dipartimento del Lavoro non c’è alcun fattore particolare che ha influenzato la crescita delle richieste. La media a quattro settimane, reputata un indicatore migliore per misurare le condizioni del mercato del lavoro dal momento che annulla gli effetti distorsivi della volatilità su base settimanale, è cresciuta di 750 unità fino a 304mila, riflettendo i miglioramenti occorsi nel mercato del lavoro. Gli economisti sono soliti mettere in guardia dal concentrarsi troppo sui fattori di debolezza del mercato, rilevando che la crescita dei salari tende a essere più contenuta in agosto. Altri indicatori di mercato, che comprendono i settori manifatturiero e dei servizi, puntano invece a una crescita relativamente forte dell’occupazione.

Gli indici europei hanno chiuso in ribasso la sessione di ieri, sull’onda dei timori legati all’intervento statunitense in Medio Oriente e al voto per l’indipendenza della Scozia. Wall Strett è invece riuscita a recuperare le perdite iniziali, chiudendo piatta la sessione dal momento che le tensioni geopolitiche hanno preso il sopravvento sui dati economici. Gli indici asiatici aprono invece l’ultimo giorno della settimana in modo contrastato, replicando un dato non esaltante da parte Usa. Le transazioni sono così risultate tutto sommato contenute, con gli investitori attenti a evitare azioni aggressive prima dei dati cinesi pubblicati nel corso del fine settimana. Stamattina l’euro è scambiato in ribasso a 1,2918 in vista dell’intervento di Mario Draghi, che aprirà il summit dell’Ecofin. Ieri la valuta europea si era mossa in rialzo a 1,2940 nei confronti del dollaro Usa dopo esser sprofondata al nuovo minimo degli ultimi 14 mesi.

Ieri la sterlina si è apprezzata con forza prima di cedere qualche punto ed essere scambiata a 1,6233. A impattare positivamente sulle oscillazioni della divisa britannica è stato il sondaggio che ha segnalato come gli unionisti siano tornati in testa alle preferenze degli elettori in vista della consultazione del 18 settembre: secondo gli analisti si tratterà comunque di un sollievo solo temporaneo. Dopo esser precipitata al minimo degli ultimi 10 mesi nei confronti del dollaro, la sterlina è rimbalzata marginalmente, scambiata in rialzo dello 0,2% prima di chiudere la sessione di ieri a 1,6227.

Lo yen giapponese ha toccato un nuovo minimo contro la banconota verde, scambiato a 107,34, con gli investitori ben attenti alle prossime mosse di politica monetaria della Banca del Giappone. L’Aussie è invece caduto a 0,9071 dopo la serie di pessimi dati economici rilasciati in settimana, mentre il Kiwi cede 19 punti per essere scambiato a 0,8164 dopo che la Reserve Bank of New Zealand ha mantenuto inalterati i tassi e le linee di politica monetaria.

 

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