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La fiducia dei consumatori Usa è al top dal 2007

Da
Barry Norman
Pubblicato: Aug 27, 2014, 16:08 GMT+00:00

Il dollaro Usa non smette di brillare, scambiato stamattina a 82,67 grazie alle parole della scorsa settimana del presidente Fed Janet Yellen e a una

La fiducia dei consumatori Usa è al top dal 2007

Il dollaro Usa non smette di brillare, scambiato stamattina a 82,67 grazie alle parole della scorsa settimana del presidente Fed Janet Yellen e a una serie di dati economici decisamente positivi. Ieri la fiducia dei consumatori statunitensi ha toccato un picco che non si vedeva dal 2007, prima ancora della crisi finanziaria. L’indice DX ha così guadagnato circa lo 0,1%, beneficiando inoltre delle previsioni economiche ottimistiche rivelate dalla lettura degli ordinativi di beni durevoli. Maggiori guadagni sono stati però impediti dalla comparsa di sentimenti di mercato rialzisti che, come sempre, hanno finito per calmierare la domanda di dollari Usa. La banconota verde ha così toccato un massimo di metà giornata a 82,74 prima di chiudere la sessione del martedì a 82,68.

La lettura core degli ordinativi di beni durevoli per il mese di luglio si è in realtà contratta dello 0,8%, dopo il +1,9% del mese precedente; al contrario, la lettura che tiene conto della voce “trasporti” è stata protagonista di un incredibile balzo in avanti, +22,6% a luglio contro il +1,7% di giugno. L’indice di prezzo delle abitazioni ha stampato un +0,4% a giugno rispetto al +0,2% di maggio, mentre l’indice composito-20 HPI Case-Shiller faceva segnare un +8,1% a giugno dopo il +9,4% di maggio. Ad agosto l’indice di attività manifatturiera della Fed di Richmond è lievitato di 5 punti fino a quota 12 dal 7 di luglio. Ancora in agosto l’indice di fiducia dei consumatori del Conference Board ha infine raggiunto quota 92,4, con un incremento di 1,5 punti rispetto al livello di luglio: l’indice ha fatto così segnare un nuovo picco dopo che già nello scorso luglio aveva realizzato la sua migliore performance dall’ottobre del 2007

Lo yen nipponico è frattanto scambiato a 103,96, poco al di sotto della fatidica quota 104 raggiunta per la prima volta nel 2014 sul finire della scorsa settimana. La divisa giapponese si è indebolita nel corso del fine settimana per via delle parole del governatore della Banca del Giappone Kudora, il quale ha affermato che l’istituto centrale dovrà estendere le proprie misure di politica monetaria aggressiva più a lungo di quanto inizialmente preventivato. Negli ultimi giorni non ci sono state grandi notizie provenienti dal Giappone, né dati economici di particolare rilievo, motivo per cui guarderemo con grande interesse ai numeri dell’inflazione su base mensile attesi per la fine di questa settimana. Lo yen è scambiato a 136,89 nei confronti dell’euro.

In vista della lettura dell’indice di fiducia dei consumatori tedeschi Gfk (atteso per la seconda parte di giornata), non si arresta il processo di deprezzamento della valuta europea, scambiata stamattina a 1,3164. L’euro ha così toccato il minimo dell’ultimo anno nei confronti del dollaro Usa, soprattutto dopo che gli analisti economici hanno preconizzato un ulteriore calo della fiducia dei consumatori europei in vista dei dati economici attesi fra oggi e domani, alimentando le speculazioni circa il ricorso a nuove misure di stimolo monetario da parte della Bce. Sono 3 giorni che la divisa comune muove al ribasso anche nei confronti dello yen giapponese, mentre gli analisti predicono che la crescita dell’inflazione tedesca – la cui lettura è attesa per la giornata di domani – farà segnare un brusco rallentamento. Lo scorso 22 agosto il presidente Bce Draghi ha ammesso che le aspettative inflattive per l’Eurozona si sono ribassate: trattasi di un’evidenza che i vertici dell’Eurotower non potranno ignorare nel corso della riunione di politica monetaria della prossima settimana. E dal momento che lo stesso presidente Draghi ha rilanciato la possibilità che la Bce possa adottare nuove misure di stimolo monetario, le quotazioni dell’euro si sono contratte di quasi un punto percentuale

La sterlina è infine scambiata a 1,6572 dollari Usa, mantenendosi sostanzialmente piatta rispetto all’1,6568 registrato lunedì e perdendo qualcosa rispetto alla giornata di ieri (ma già stamattina si è mossa al rialzo di 16 punti, recuperando le recenti perdite). La scorsa settimana la valuta britannica ha conseguito una serie di inaspettati guadagni dopo che i verbali dell’ultima riunione della Banca d’Inghilterra hanno rivelato che 2 dei 9 membri del Comitato di politica monetaria dell’istituto hanno votato a favore di un rialzo dei tassi d’interesse britannici di 25 punti. I guadagni della sterlina hanno però dovuto fare i conti con un’inflazione salariale e un indice dei prezzi al consumo entrambi inferiori alle attese. La Banca d’Inghilterra ha chiarito che un eventuale ritocco verso l’alto dei tassi d’interesse non potrà prescindere dalla valutazione di una serie di indicatori economici-chiave.

 

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