Le cattive notizie sullo stato di salute dell’economia cinese, uno dei più grandi consumatori di petrolio greggio al mondo, sono alla base del ribasso dei
Le cattive notizie sullo stato di salute dell’economia cinese, uno dei più grandi consumatori di petrolio greggio al mondo, sono alla base del ribasso dei prezzi. Il settore manifatturiero nella seconda economia più grande il mondo nel mese di agosto ha subito un’improvvisa decelerazione (facendo quasi temere una contrazione), i dati sul settore terziario per il mese di luglio sono scesi ai minimi degli ultimi nove anni, mentre la concessione di credito è in fase di crisi finanziaria. Probabilmente il dato più preoccupante è la debolezza dell’andamento dei prezzi dei terreni; gli ultimi dati mensili mostrano che le vendite di case sono scese di quasi il 20%, la maggiore contrazione dal dicembre 2008. Allo stesso tempo quest’anno il numero di immobili invenduti è cresciuto di oltre il 25%, alimentando i timori sulla crescita complessiva in Cina, il più grande consumatore di prodotti energetici al mondo. Al di fuori della Cina il quadro della domanda non è per nulla brillante. L’accelerazione della crescita negli Stati Uniti, il secondo più grande consumatore al mondo, è stata compensata dalla debolezza della domanda da parte di due grandi importatori quali la Germania e il Giappone.
La combinazione di bassa domanda, produzione elevata, e incremento dell’offerta globale non gioca certo a favore del settore. I fattori domanda e offerta rimangono legato relativamente pressanti, mentre ci si addentra della seconda metà del 2014. Gli investitori erano preoccupati riguardo l’instabilità politica in Iraq e Libia, anche se l’output di petrolio da queste due nazioni negli ultimi mesi è cresciuto. Secondo quanto dichiarato dall’Agenzia per l’Informazione sull’Energia Usa, la riduzione della produzione di petrolio in Medio Oriente e in Nord Africa è stata invece compensata dall’aumento negli ultimi tre anni dell’estrazione negli Stati Uniti. La produzione di petrolio negli Stati Uniti fra il gennaio 2011 e luglio 2014è cresciuta di oltre 4 milioni di barili al giorno; comunque, nello stesso periodo, delle contrazioni non previste hanno ridotto di circa 2,8 milioni di barili al giorno.
Gli investimenti hanno raggiunto quota 8,1% su base annua, il dato maggiore dai primi tre mesi del 2012. Secondo le previsioni dell’Agenzia Internazionale per l’Energia di Parigi, gli Stati Uniti quest’anno peseranno per circa con il 21% sulla domanda globale di petrolio, quasi il doppio della Cina, il secondo consumatore al mondo.
La crescita superiore alle previsioni dell’economia statunitense nel frattempo hanno alimentato le speranze di una rafforzamento della domanda interna nel paese consumatore di petrolio più grande al mondo. Il Dipartimento del Commercio Usa giovedì ha dichiarato che l’economia del paese nel secondo trimestre è cresciuta a un tasso annuale del 4,2%, rivedendo al rialzo le stime del mese di luglio indicavano invece un 4%. L’ultimo calcolo ha messo l’economia più grande del mondo sulla strada che potrebbero portare rapidamente a politiche monetarie restrittive. La Federal Reserve USA ha precedentemente dichiarato l’intenzione di aumentare la tassi d’interesse nella seconda metà del 2015, ma gli osservatori del mercato suggeriscono che i buoni dati sull’economia Usa potrebbero accorciare i tempi.