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La burrascosa situazione bancaria italiana

Da
Lorenzo Cuzzani
Aggiornato: Feb 14, 2015, 02:58 GMT+00:00

In tempi di QE, di misure contro la deflazione, di moneta unica su livelli di minimo, è opportuno interrogarsi sulle condizioni in cui versi il mondo

La burrascosa situazione bancaria italiana
La burrascosa situazione bancaria italiana

In tempi di QE, di misure contro la deflazione, di moneta unica su livelli di minimo, è opportuno interrogarsi sulle condizioni in cui versi il mondo bancario italiano che, piaccia o non piaccia, rimane il deus ex machina diretto o indiretto di questo ambaradan di cambiamenti.

Risulta utile riflettere sull’attuale scontro tra i sindacati bancari da una parte e l’ABI dall’altra, acceso dibattito che ha portato allo sciopero del 30 gennaio, motivato da differenti orientamenti, sostenendo, i sindacati, la necessità del recupero degli scatti d’anzianità e la conferma del perimetro di calcolo del TFR; affermando, viceversa, l’ABI, il bisogno di interrompere gli automatismi per gli aumenti salariali e l’importanza di dare maggior peso alla contrattazione aziendale di secondo livello. Si scontrano quindi le richieste dei lavoratori di recuperare l’inflazione con un aumento triennale del 6,05%, con la risposta dell’ABI di un più ridotto 1,85%, valevole 53 euro di aumento sui 3 anni.

Nonostante il muro contro muro, la trattativa tra le due parti in causa pare essersi sbloccata. Se prima non erano presenti neanche prospettive di incontro tra bancari e banchieri, adesso, dopo una serie di incontri informali, sembra siano pronte a partire le convocazioni per la costituzione di un tavolo sul contratto, che dovrebbe svolgersi il 20 febbraio a Roma. Il contratto in questione, però, è già stato disdettato dall’ABI, con la problematica conseguenza che il mancato accordo, se prolungato al 31 marzo, porterebbe a non avere più un contratto di categoria a cui fare riferimento.
Un segnale di precarietà davvero non esaltante, vista la situazione in cui versa il Paese, anche nell’ottica di un’ostinazione così rigida da parte di un settore, quello bancario, che rimane l’unico in grado di mantenersi a galla.

Dichiarazioni di facciata a parte, è possibile che si arrivi ad una mediazione tra le richieste dei sindacati di 125 euro in più e i già citati 53 proposti dall’ABI, ma a rendere ulteriormente incandescente l’universo finanziario nostrano è la modifica, per alcuni “rivoluzione”, per altri “riforma”, del sistema bancario popolare.
Cambiare, o vista l’entità della misura, stravolgere il complesso che regoli le banche popolari, non è stato esente da critiche da più fronti.

Agire sul “voto capitario”, vale a dire la rispondenza di un solo voto per soggetto, andando a modificare tale modello che storicamente ha caratterizzato le banche popolari, per trasformarle con decreto in SPA, rischia di divenire un’imprudenza non indifferente, se si considera quanto si stia aprendo il largo a fenomeni come speculazione, concorrenza sleale e manovre politico-finanziarie, che mal si conciliano con la realtà finanziaria popolare, ultimo baluardo di un dialogo banca-famiglia, garanzia di mancanza di prevaricazioni tra soci, protezione da scalate e simili e interlocutore privilegiato di piccole e medie imprese.

A buttare benzina sul fuoco nel mondo dell’alta finanza ci sta pensando la Procura di Bergamo, intenta a reperire informazioni per un’eventuale indagine su “UBI Banca”, il gruppo bancario nato dalla fusione per incorporazione tra “Banche Popolari Unite” e “Banca Lombarda”.
Sul quinto gruppo bancario italiano sono state gettate pesanti ombre, ricevendo nella giornata di martedì 11 febbraio, perquisizioni nei propri uffici di Milano, Bergamo e Brescia riferibili al filone d’indagine relativo all’ipotesi di reato di ostacolo alle funzioni di vigilanza su presunti patti parasociali nell’iter di costituzione dell’omonima banca.

Una contingenza dalla casualità inquietante, specie se si colloca nella bufera della modifica strutturale delle banche popolari, di cui UBI rappresenta senza dubbio la più importante.

In un momento in cui la finanza italiana necessiti di certezze e di strutture adeguate a recepire tutte le misure di ottimizzazione finanziaria varate dalla BCE, il Bel Paese rischia di affossare una credibilità ondulatoria, direzionandola verso il basso, invece che innalzandola per attrarre partner internazionali.

Sull'Autore

Lorenzo Cuzzanicontributor

Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.

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