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Jack Ma dice addio ad Alibaba

Da:
Fabio Carbone
Pubblicato: Sep 10, 2019, 08:15 UTC

Jack Ma dice addio ad Alibaba Group, l'illuminato fondatore che non conosceva l'uso del computer saluta l'azienda che ha contribuito a fondare.

Jack Ma

Jack Ma lascia definitivamente Alibaba e lo fa il giorno del suo 55° compleanno e nell’anno in cui il colosso cinese dell’e-commerce compie 20 anni.

Jack Ma aveva già annunciato tempo fa il suo passo indietro dal gruppo Alibaba, ma ha continuato a mantenere la posizione di Presidente della società. Ora la sua uscita di scena appare come definitiva e sarà ufficiale a partire esattamente da oggi.

C’è da giurare che Jack Ma continuerà a influire sul futuro di Alibaba, ma più come “guida spirituale” dei manager che si occupano di gestire un’azienda che vale miliardi di dollari.

Jack Ma va in pensione?

Andare in pensione a 55 anni è il sogno di molti e in Italia qualcuno fino a un decennio fa riusciva anche nell’intento.

Improbabile, comunque, che Ma vada in pensione così presto, e poi ha una fortuna da 41,8 miliardi di dollari da gestire secondo quanto riporta Bloomberg nell’editoriale di oggi.

Il magnate dell’e-commerce asiatico è molto impegnato nella scoperta di nuovi talenti grazie alla sua Hupan University. Difficile quindi pensare ad un suo ritiro completo dall’attività lavorativa.

Da un appartamento all’impero

Alibaba nasceva nel 1999 nell’appartamento del suo fondatore, e dopo 20 anni l’impero asiatico vale 460 miliardi di dollari.

Il commercio elettronico non è più l’unico settore strategico del gruppo, Alibaba è un conglomerato che include la logistica, la distribuzione di cibo, il cloud computing.

I grandi sogni non si possono realizzare da soli, ecco perché Jack Ma fonda la sua società con 18 membri fondatori. Questi uomini e queste donne lavorano insieme nella città di Hangzhou, presso l’appartamento privato di Jack.

Trascorre meno di un anno e Alibaba riceve un finanziamento da 20 milioni di dollari da investitori capeggiati da SoftBank.

Così nel 2003 nasce Taobao, un e-commerce dedicato al mercato cinese dove a vendere prodotti all’utente finale sono commercianti terzi. Taobao diventa il cuore del business, nel 2015 il fatturato è già di 223,9 miliardi di dollari USA.

Nasce nel 2004 Alipay, il processore dei pagamenti famoso in Cina e rivale di WeChat Pay della Tencent. Alipay può essere usato sia nei negozi fisici scansionando un semplice QR-Code, o online sulle piattaforme di commercio elettronico del gruppo Alibaba e non solo. Questa società ha generato non pochi problemi interni.

Nel 2005 Yahoo fiuta l’affare e compra il 40% di Alibaba per la vorticosa cifra di 1 miliardo di dollari, come prevede l’accordo Alibaba gestisce Yahoo Cina.

L’ingresso nel mondo finanziario avviene presso la Borsa di Hong Kong, dove Alibaba avvia una IPO (Initial public offering) attraverso cui vende quote azionarie del gruppo agli investitori interessati. Il prezzo di ogni singola azione quel giorno è di 13,5 USD, ma la prima giornata di contrattazioni si chiude a 39,5 USD per azione, con un guadagno per i nuovi azionisti semplicemente stellare.

Nel 2008 nasce Tmall, un nuovo e-commerce destinato al mercato di lingua cinese, ma dove a vendere sono i grandi brand stranieri. Un negozio virtuale che si rivolge inizialmente a un target medio alto, con disponibilità economiche da spendere. Qui sono presenti anche le migliori marche del lusso mondiale.

Nel 2009 arriva Alibaba Cloud computing, ovvero il presente e il futuro della società. Secondo il CEO attuale di Alibaba Daniel Zhang, nel prossimo futuro il cloud business sarà la principale fonte di guadagno dell’azienda, perché il cloud supporterà la quasi totalità delle attività imprenditoriali del futuro.

Nel 2012 Alibaba Group ricompra da Yahoo metà del 40% che quest’ultima aveva acquistato nel 2005. Yahoo intasca 7,6 miliardi di USD a fronte del miliardo di dollari investito solo sette anni prima.

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Sull'Autore

Writer freelance dal 2013 ha studiato informatica e filosofia ed anche un pizzico di sociologia. Nel 2016 ha scoperto la crypto economy e da allora scrive di blockchain e criptovalute, per approfondire un movimento che non è fatto solo di esperti matematici e crittografi, ma di gente che genera una nuova economia dal basso.

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