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Italia: le previsioni OCSE

Da
Lorenzo Cuzzani
Pubblicato: Nov 27, 2014, 22:56 GMT+00:00

Nell'ultimo “Economic Outlook”, l,'OCSE riporta in maniera chiara e dettagliata la situazione di crescita mondiale, sottolineando come ci sia una netta

Italia: le previsioni OCSE

Italia: le previsioni OCSE
Nell’ultimo “Economic Outlook”, l,’OCSE riporta in maniera chiara e dettagliata la situazione di crescita mondiale, sottolineando come ci sia una netta differenza tra il Bel Paese e il resto del mondo, ravvisando come, proprio in questi termini, l’Italia sia ultima in graduatoria davanti alla sola Russia, la quale avrà una crescita, nel 2015, pari a zero.

Il PIL dell’Italia crescerà dello 0,2% nel 2015 (rivista al rialzo di 0,1 punti) e dell’1% nel 2016, con un lieve miglioramento dello 0,1% rispetto al mese di settembre, che però si attesta come fanalino di coda dei paesi dell’area euro, considerando che la Germania registrerà un aumento dell’1,1% del PIL nel 2015 (+1,5% la stima di settembre) e dell’1,8% nel 2016, la Francia vanterà un +0,9% nel 2015 (era +1% a settembre) e +1,5% nel 2016, la Gran Bretagna crescerà del 2,7% nel 2015 (da +2,8% a settembre) e del 2,5% nel 2016.

Dati alla mano, appare palese come ci si trovi in una situazione di continuo svantaggio rispetto ai competitor europei, nonostante anche questi gravino in maniera sistemica sull’intera Unione, come sottolineato dall’Ocse: “la crescita ha rallentato, perché la debolezza di Germania, Francia e Italia ha annullato i miglioramenti nella periferia. Senza supporto macroeconomico la performance di crescita sarà ben più debole di questa previsione”. L’area euro deve utilizzare “tutto il margine disponibile nell’ambito delle regole europee” per evitare “una contrazione fiscale pro-ciclica e sostenere la crescita, rallentare il passo del riassetto potrebbe aiutare a sostenere la domanda e supportare le riforme strutturali già concordate”.

Per quanto la situazione contingente sia complicata e comune a diverse realtà, è opportuno sottolineare come l’Italia appaia sicuramente indietro, ma stia lavorando proprio per invertire questo tipo di tendenza.
Sono diverse e molteplici le misure che il Bel Paese sta operando, adoperandosi per uscire da un impasse troppo reiterato, per essere sostenibile: come ravvisa l’Ocse, il rapporto deficit/PIL si attesterà sul 3% nel 2015 e sul 2,1% nel 2016, sottolineando come a partire dal 2009, la politica fiscale si sia contratta di oltre il 4% del PIL. Tutto questo ha permesso sia di evitare ansia sul mercato, sia il compimento di progressi per ristabilire una sostenibilità di lungo termine per le finanze pubbliche italiane.
Continua l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, affermando come un ulteriore restringimento della politica fiscale intorno allo 0,5% del PIL vi sarà nel 2015 e nel 2016, mentre il rapporto debito/PIL dovrebbe salire leggermente nel breve termine ma, una volta che l’attività economica si riprenderà, un aumento delle entrate fiscali ridurrà il deficit di bilancio e il rapporto di indebitamento inizierà a scendere.

È possibile quindi statuire come, a fronte di una contrazione continuativa presente nel 2014, l’economia italiana dovrebbe tornare a crescere entro la metà dell’anno successivo, registrando una lieve accelerazione nel 2016; a questo proposito, entra in gioco il supporto della politica monetaria della BCE, che secondo l’Ocse “dovrebbe facilitare le condizioni finanziarie e facilitare una ripresa del credito bancario, che dovrebbe aumentare gli investimenti”. Aggiungendo che a “trainare la crescita dovrebbe essere l’export”.

L’impatto complessivo della politica fiscale sarà inferiore nel 2015, dove i tagli fiscali saranno compensati dalla riduzione di spesa. L’effetto “bonus 80 euro” c’è, ma ha influito in modo lieve sui consumi degli italiani, che quest’anno cresceranno, ma solo dello 0,2% (-2,8% nel 2013 e -4% nel 2012). Aumento poco significativo anche negli anni a venire: 0,3% nel 2015 e 0,5% nel 2016.
L’inflazione quest’anno si attesterà allo 0,1%, mentre i prezzi al consumo rimarranno fermi il prossimo anno e cresceranno dello 0,6% nel 2016.

La disoccupazione comincerà a diminuire nel 2016, anche se è destinata a restare su alti livelli, mentre i salari dovrebbero rimanere su livelli minimi.
Tuttavia si può sorridere, perché la nuova previsione OCSE è migliore rispetto alla precedente, con il tasso di mancanza d’impiego che salirà ancora quest’anno, toccando il 12,4%, a fronte del 12,8% stimato in precedenza, dal 12,2% del 2013. Comincerà a scendere lievemente l’anno prossimo quando arretrerà al 12,3% (12,5% la stima precedente), un andamento ribassista che proseguirà l’anno successivo quando si attesterà al 12,1%.

Anche il Jobs Act favorirà la ripresa degli investimenti. “Una riuscita riforma del mercato del lavoro, la riduzione del cuneo fiscale sul lavoro e un migliore trattamento fiscale del capitale dovrebbe sostenere la crescita degli investimenti”, si legge ancora nel rapporto.
L’Ocse condivide anche la scelta del governo italiano di rinviare il pareggio di bilancio al 2017 ma auspica che l’esecutivo ponga in essere velocemente le riforme strutturali.

Concludendo, l’Ocse afferma che “Per supportare la crescita economica, il governo ha, in modo appropriato, ritardato il consolidamento fiscale e ha completato alcune tappe del suo esauriente programma di riforme strutturali. Tale programma, insieme all’effettiva realizzazione delle precedenti riforme, deve essere perseguito con determinazione affinché una crescita più forte sia anche più sostenibile”. L’alto debito pubblico, infatti, mette l’Italia in una posizione di “significativa vulnerabilità ma la crescita dovrebbe aumentare le entrate fiscali che dovrebbero essere interamente convogliate alla riduzione del deficit”.

Sull'Autore

Lorenzo Cuzzanicontributor

Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.

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