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Italia: Il lavoro torna indietro di 32 anni

Da
Lorenzo Cuzzani
Aggiornato: Jan 31, 2015, 02:10 GMT+00:00

Da un recente studio ISTAT emerge che il valore economico del lavoro, inteso come retribuzioni contrattuali orarie, nel 2014 è salito mediamente

Italia: Il lavoro torna indietro di 32 anni
Italia: il lavoro torna indietro di 32 anni

Da un recente studio ISTAT emerge che il valore economico del lavoro, inteso come retribuzioni contrattuali orarie, nel 2014 è salito mediamente dell’1,3%, costituendo il minimo storico dal 1982, anno in cui l’istituto Nazionale di Statistica ha iniziato a registrare le variazioni.
L’anno precedente, il 2013, ha conosciuto una crescita dell’1,4%, rappresentando il trend del paese e la stagnazione dell’economia reale: un circolo vizioso pericoloso, essendo il valore degli stipendi l’unico strumento che doni linfa ad un’economia bloccata, ponendosi la floridità di quest’ultima come elemento imprescindibile per l’innalzamento dei redditi.
Il QE e il Jobs Act forse romperanno la sistematicità del fenomeno. Ma ci vorrà tempo.

È possibile notare come valori così bassi riportino gli stipendi indietro di almeno 32 anni, pari ad un’intera generazione di lavoratori, con la drammatica conseguenza di non essere al pari con il potere d’acquisto odierno, con il valore della valuta corrente e con un sistema impositivo in perenne crescita.
Sotto questo punto di vista, si arriva al paradosso di benedire un’inflazione nulla (+0,2% nel 2014) a causa di una deflazione importante, che permetta di mantenere un potere d’acquisto sufficiente al sostentamento, proprio nel momento in cui il QE miri a sconfiggere la deflazione per far ripartire l’economia, vessando ancor di più una moneta già di molto indebolita come l’euro, che negli ultimi mesi aveva permesso alle famiglie di respirare, ma al tempo stesso alla nazione di collassare.

La situazione in questione è causata principalmente dal comparto della Pubblica Amministrazione, la quale non solo versa in condizioni debitorie assai drammatiche, ma vanta anche il triste primato di avere i contratti bloccati dal 2010, che rimarranno tali per tutto il 2015.

In tale settore la percentuale di crescita è nulla: andando nel dettaglio si osserva come a dicembre 2014 i salari risultino fermi su base mensile, salendo dell’1,1% in termini tendenziali; sempre a dicembre cresce l’attesa per il rinnovo del contratto, estendendosi a 37,3 mesi i termini per il suo aggiornamento, superando la precedente soglia di 32,2 mesi del 2013.
Sono 15 i contratti in attesa di rinnovo a dicembre, ammontando a 2,9 milioni il numero di unità in attesa dello stesso.

Spostando l’attenzione agli altri settori, l’Istat rileva “aumenti significativamente superiori alla media” per le retribuzioni di chi lavora nei settori delle telecomunicazioni (3,5%), della lavorazione della gomma o della plastica (2,9%), mentre crescite vicine allo zero si riscontrano nell’edilizia (0,5%) e nei trasporti (0,6%).
In questi ed altri settori, il numero di contratti in attesa di rinnovo ammonta a 22, per un totale di 4,2 milioni di dipendenti in attesa.

In totale, il 55% dei lavoratori lavora con un contratto scaduto.

L’Istat conclude l’analisi del 2014 rendendo noto come complessivamente siano stati recepiti 17 contratti, relativi a un po’ meno di 2 milioni di lavoratori; continua precisando che tutti i rinnovi del settore privato abbiano una durata triennale sia per la parte normativa sia per quella economica, in conformità al nuovo modello contrattuale in vigore dal 2009.
Spiccano tra i rinnovi, quelli dei settori edilizia con oltre 600.000 dipendenti, seguiti da quello agricoltura con 300.000 unità e tessile che si attesta sui 250.000.

Il mese di gennaio 2015 registra un’inversione del trend, superando l’indice di fiducia dei consumatori soglia cento, attestandosi su 104,0 da 99,0, ai massimi da 6 mesi. Le imprese non cedono il passo e migliorano da 87,6 a 91,6, registrando il livello più alto da settembre 2011, ben foraggiate dal solido settore dei servizi.

Sull'Autore

Lorenzo Cuzzanicontributor

Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.

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