Il greggio si muove nuovamente al ribasso, ma i prezzi non sorprendono più i trader poiché "la guerra dei prezzi" continua tra i produttori in Medio
Venezuela ed Ecuador hanno pubblicamente chiesto di apportare un taglio alla produzione, ma l’Arabia Saudita, membro chiave della suddetta organizzazione, si oppone. A tale proposito ci sembra opportuno segnalare come, stando alle dichiarazioni rilascite dal ministro delle finanze Ibrahim Alassaf, il recente ribasso dei prezzi del greggio non avrà un impatto diretto sul bilancio dell’Arabia Saudita poiché la nazione sta prendendo tutte le precauzioni necessarie per pianificare e gestire le proprie finanze. Detto questo ricordiamo come, un’inviata della rivista saudita Okaz, abbia chiesto al suddetto ministro se un ribasso dei prezzi del greggio possa avere un impatto diretto sul bilancio o sulla spesa pubblica del prossimo anno. A tale domanda, Alassaf ha risposto: ” Solitamente la situazione globale del greggio incide sui ricavi o sulle perdite dei paesi, tuttavia, l’Arabia Saudita ha sempre cercato di costruire i suoi bilanci su stime che tengono in considerazione tutte le possibilità. ”
Con gli attuali prezzi del Brent, al di sotto degli 80$ contro i 115$ di giugno, l’Arabia Saudita potrebbe pubblicare un deficit di bilancio per il prossimo anno. Stando alle previsioni effettuate dal Fondo Monetario Internazionale il prezzo necessario al governo per chiudere in positivo il 2013 è di 89$. Gli analisti sostengono che il forte ribasso dei prezzi potrebbe condurre ad un accordo sul taglio della produzione OPEC. Venezuela ed Ecuador hanno pubblicamente chiesto di apportare un taglio alla produzione, mentre l’Iran accusa alcuni membri dell’Opec di accampare “scuse” per evitare di ridurre la produzione e di rilanciare in questo modo le quotazioni internazionali. Detto questo, l’Arabia Saudita ha ridotto i prezzi per le esportazioni di greggio verso il mercato degli Stati Uniti, una mossa che è stata vista da alcuni come un tentativo di mantenere la sua quota di mercato affrontando così la concorrenza che incrementa la produzione di scisto.
Dopo aver rotto al di sopra dei 4,30$ nella sessione di lunedì, questa mattina, il gas naturale si muove al ribasso testando quota 4,267$ poiché, sebbene le fredde tempeste invernali abbiano aperto la stagione, le temperature non hanno ancora raggiunto i livelli previsti. I future del gas naturale postano i massimi degli ultimi 9 mesi sul retro di un soffio d’aria gelida che ha colpito gli Stati Uniti aumentanndo la domanda di cherosene. Il combustibile riporta un incremento l’8%, registrando il più grande guadagno giornaliero dal 19 febbraio sul retro delle previsioni metereologiche governative che, per il periodo compreso tra il 27 novembre e il 1 dicembre, vedono un abbassamento delle temperature nelle regioni meriodionali e orientali del paese. Le temperature dovrebbero rimanere al di sotto della media stagionale per tutta la settimana.