Con l’arrivo del martedì il dollaro Usa si mantiene in territorio positivo scambiato stamane a 94,84 mentre gli investitori sono rapiti dalla solidità
Ieri un piccolo rally dei prezzi del petrolio ha risollevato in chiusura di sessione le quotazioni delle azioni energetiche statunitensi, sospingendo al rialzo i mercati statunitensi. Il rally dei prezzi del greggio Usa si spiega con i dati di venerdì scorso secondo i quali, negli Stati Uniti, si è ridotto il numero degli impianti di estrazione dati in leasing, segno che i produttori di petrolio stanno preparandosi a un calo dell’attività estrattiva. I mercati europei si sono invece mossi senza particolari scossoni per via di dati economici cinesi insoddisfacenti. Il Financial Times ha infatti riportato la notizia della conferma da parte di Hsbc della seconda contrazione mensile di fila del settore manifatturiero della Cina. Stando all’indagine mensile dell’istituto bancario, a gennaio la lettura “finale” dell’indice che tiene conto dell’andamento dell’attività manifatturiera cinese si attesta al 49,7 – calando rispetto alla lettura “flash” di due settimane fa ma risollevandosi lievemente dal 49,6 di dicembre. I risultati “ufficiali” pubblicati nel fine settimana, più sbilanciati verso le grandi imprese, hanno portato alla prima lettura inferiore alla soglia del 50 in oltre due anni.
Allo stesso tempo, i mercati ellenici hanno attraversato una fase particolarmente volatile proprio mentre il nuovo esecutivo Tsipras è in giro per le cancellerie europee al fine di raggiungere un compromesso con i propri creditori. La Commissione Europea starebbe considerando la possibilità di sciogliere il “format” della Troika, ovvero i creditori internazionali della Grecia, stando a quanto ha rivelato ieri una fonte diplomatica europea all’agenzia TASS. La stessa fonte ha però aggiunto che Bruxelles potrebbe convincersi a un simile passo solamente se il nuovo governo di Atene dovesse confermare di voler seguire il piano di “riforme strutturali ed economiche”. La Troika comprende la stessa Commissione Europea, la Bce e il Fmi, trio con cui il governo Tsipras si rifiuta fermamente di avere a che fare.
Guardando all’altra parte del globo, stamane Aussie e Kiwi sono sprofondate in territorio negativo: a seguito della riunione odierna della Rba, in cui l’istituto australiano ha inaspettatamente tagliato di 25 punti base il suo tasso di riferimento principale, la prima è crollata di 131 punti sino a 0,7672 trascinando con sé anche il Kiwi che ha perso 82 punti per toccare quota 0,7222.
Il rialzo dei prezzi del petrolio ha permesso al rublo russo di riguadagnare terreno contro il dollaro Usa (+2,3%). La divisa russa è così riuscita a risollevarsi dopo quattro giorni di ribassi grazie al rialzo dei prezzi del petrolio che ha finito per bilanciare il taglio dei tassi d’interesse russi giunto a sorpresa la scorsa settimana. Il titoli di Stato della Russia sono balzati verso l’alto mentre i rendimenti toccavano il minimo degli ultimi 6 anni. Il rublo si è apprezzato dello 0,6% ed è scambiato a 68,47 dollari.