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Il rimbalzo del rublo russo e il crollo del dollaro australiano

Da
Barry Norman
Pubblicato: Feb 3, 2015, 18:17 GMT+00:00

Con l’arrivo del martedì il dollaro Usa si mantiene in territorio positivo scambiato stamane a 94,84 mentre gli investitori sono rapiti dalla solidità

Il rimbalzo del rublo russo e il crollo del dollaro australiano

Il rimbalzo del rublo russo e il crollo del dollaro australiano
Con l’arrivo del martedì il dollaro Usa si mantiene in territorio positivo scambiato stamane a 94,84 mentre gli investitori sono rapiti dalla solidità della ripresa statunitense tanto da dimenticare in fretta i dati economici insoddisfacenti di ieri. La banconota verde ha così esteso la sua striscia vincente a sette mesi di fila per la prima volta in una decade, beneficiando dell’ondata di allentamenti monetari in giro per il mondo che ha fatto impennare la domanda per gli asset a stelle e strisce. Il dollaro è così scambiato a 1,1327 contro l’euro, mantenendosi all’interno di un range piuttosto stretto. Dopo l’annuncio dello scorso 22 gennaio con cui la Bce varava un piano di acquisto titoli sovrani, la divisa comune ha realizzato il suo peggior calo su base mensile dal settembre 2011 a oggi. In apertura di sessione europea di ieri, l’euro è riuscito a rafforzarsi contro le sue principali controparti valutarie beneficiando di una produzione manifatturiera che a gennaio è cresciuta sensibilmente. Secondo i dati rilasciati da Markit Economics, a gennaio la lettura finale dell’indice PMI manifatturiero dell’Eurozona è salita al 51 dal 50,6 di dicembre.

Ieri un piccolo rally dei prezzi del petrolio ha risollevato in chiusura di sessione le quotazioni delle azioni energetiche statunitensi, sospingendo al rialzo i mercati statunitensi. Il rally dei prezzi del greggio Usa si spiega con i dati di venerdì scorso secondo i quali, negli Stati Uniti, si è ridotto il numero degli impianti di estrazione dati in leasing, segno che i produttori di petrolio stanno preparandosi a un calo dell’attività estrattiva. I mercati europei si sono invece mossi senza particolari scossoni per via di dati economici cinesi insoddisfacenti. Il Financial Times ha infatti riportato la notizia della conferma da parte di Hsbc della seconda contrazione mensile di fila del settore manifatturiero della Cina. Stando all’indagine mensile dell’istituto bancario, a gennaio la lettura “finale” dell’indice che tiene conto dell’andamento dell’attività manifatturiera cinese si attesta al 49,7 – calando rispetto alla lettura “flash” di due settimane fa ma risollevandosi lievemente dal 49,6 di dicembre. I risultati “ufficiali” pubblicati nel fine settimana, più sbilanciati verso le grandi imprese, hanno portato alla prima lettura inferiore alla soglia del 50 in oltre due anni.

Allo stesso tempo, i mercati ellenici hanno attraversato una fase particolarmente volatile proprio mentre il nuovo esecutivo Tsipras è in giro per le cancellerie europee al fine di raggiungere un compromesso con i propri creditori. La Commissione Europea starebbe considerando la possibilità di sciogliere il “format” della Troika, ovvero i creditori internazionali della Grecia, stando a quanto ha rivelato ieri una fonte diplomatica europea all’agenzia TASS. La stessa fonte ha però aggiunto che Bruxelles potrebbe convincersi a un simile passo solamente se il nuovo governo di Atene dovesse confermare di voler seguire il piano di “riforme strutturali ed economiche”. La Troika comprende la stessa Commissione Europea, la Bce e il Fmi, trio con cui il governo Tsipras si rifiuta fermamente di avere a che fare.

Guardando all’altra parte del globo, stamane Aussie e Kiwi sono sprofondate in territorio negativo: a seguito della riunione odierna della Rba, in cui l’istituto australiano ha inaspettatamente tagliato di 25 punti base il suo tasso di riferimento principale, la prima è crollata di 131 punti sino a 0,7672 trascinando con sé anche il Kiwi che ha perso 82 punti per toccare quota 0,7222.

Il rialzo dei prezzi del petrolio ha permesso al rublo russo di riguadagnare terreno contro il dollaro Usa (+2,3%). La divisa russa è così riuscita a risollevarsi dopo quattro giorni di ribassi grazie al rialzo dei prezzi del petrolio che ha finito per bilanciare il taglio dei tassi d’interesse russi giunto a sorpresa la scorsa settimana. Il titoli di Stato della Russia sono balzati verso l’alto mentre i rendimenti toccavano il minimo degli ultimi 6 anni. Il rublo si è apprezzato dello 0,6% ed è scambiato a 68,47 dollari.

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