Ieri Wall Street è rimasta chiusa per il Giorno del Ringraziamento. Il tasso di disoccupazione tedesco ha fatto segnare un nuovo minimo-record, mentre le
Per quanto riguarda le divise, quelle asiatiche viaggiano in territorio negativo rispetto al dollaro Usa, apprezzatosi nonostante i bassi volumi di trading della giornata di ieri. L’indice DX è infatti riuscito a riportarsi oltre il livello 88 ed è attualmente scambiato a 88,08.
Stamattina la pubblicazione della solita serie di dati economici nipponici di fine mese sembra aver riportato un poco di speranza sullo yen, precipitato a un nuovo minimo contro il dollaro Usa e scambiato a 118,29 dopo che le vendite al dettaglio avevano mancato le aspettative al punto da peggiorare la già difficile situazione economica del paese (su cui ha inciso in particolare il rialzo dell’iva della scorsa primavera). La produzione industriale è infatti ripartita grazie al debole yen, rilanciando l’attività manifatturiera assieme all’export. Lo yen ha comunque risentito della possibilità che la Banca del Giappone continui a iniettare massicci stimoli monetari nell’economia del paese, nonché l’approssimarsi delle elezioni politiche fissate per il 12 dicembre.
Sempre in Asia, le divise di Australia e Nuova Zelanda sono crollate rispettivametne di 51 e 39 punti per essere scambiate a 0,8490 e 0,7832. Precedentemente, l’Aussie aveva beneficiato della conclusione di un accordo commerciale fra la Cina e l’Australia che avrebbe permesso alla seconda di insidiare il primato neozelandese nel commercio di prodotti del comparto dei latticini verso il colosso asiatico.
Per quanto riguarda l’Europa, la moneta comune è scambiata a 1,2447 in ribasso di 19 punti mentre il dollaro continua a muoversi verso l’alto grazie alla decisione dei paesi Opec (che di per sé è un’ottima notizia per i consumatori Usa). In vista della riunione del 4 dicembre, la Bce monitorerà con grande cura i dati sull’inflazione odierni: i trader si preparano frattanto a un’iniezione massiccia di liquidità nelle economie di Eurolandia, benché le parole pronunciate ieri dal presidente Draghi potrebbero rinviare l’operazione al 2015. Il numero uno dell’Eurotower ha infatti affermato che una simile operazione necessita di essere coordinata con le autorità europee. La sterlina è frattanto caduta a 1,5705 contro il dollaro Usa dal momento che le difficoltà dell’Eurozona stanno iniziando a fare capolino anche al di là della Manica. Stando alle conclusioni di un’indagine condotta da Bloomberg in vista del dato ufficiale odierno, l’inflazione nel blocco monetario dovrebbe rallentare al +0,3%: si tratterebbe di un ritorno ai ritmi di agosto e di settembre, ovvero i minimi dall’ottobre 2009.