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Il Quadro Geopolitico Provoca uno Squilibrio sui Mercati del Petrolio

Da
Barry Norman
Aggiornato: May 15, 2015, 19:26 GMT+00:00

Il petrolio greggio WTI cede 19 punti nel corso della sessione mattutina, estendendo l'ondata di vendite iniziata giovedì attestandosi a 59,69, mentre il

Il Quadro Geopolitico Provoca uno Squilibrio sui Mercati del Petrolio

Il petrolio greggio WTI cede 19 punti nel corso della sessione mattutina, estendendo l’ondata di vendite iniziata giovedì attestandosi a 59,69, mentre il Brent scivola ancora una volta sotto i 67$ scivolando a quota 66,61$. I prezzi del petrolio greggio hanno perso quota in scia ai timori di un rialzo eccessivo rispetto alla elevata offerta globale. I dati USA indicano una leggera flessione delle scorte di greggio legata alla riduzione del numero degli impianti di trivellazione che ha contribuito a spingere i9 prezzi in rialzo di circa il 40% rispetto quando ai 45$ dalla toccati a metà marzo.
Tuttavia le scorte negli USA sono ancora molto elevate, e secondo gli analisti la produzione supererebbe i 9,3 milioni di barili al giorno, la più alta dalle gli anni 70. Il calo si è verificato nonostante il deprezzamento del dollaro USA: generalmente un calo del dollaro infatti spinge prezzi del petrolio in rialzo, poiché rende la materia prima- denominata in dollari – più economica per tutti i possessori di altre valute.

Il Quadro Geopolitico Provoca uno Squilibrio sui Mercati del Petrolio
Come indicato dai rapporti dell’Opec e della IEA (International Energy Agency), la contrazione della produzione di petrolio scisto negli USA ha in qualche modo ridotto l’eccesso di offerta globale spingendo i prezzi del petrolio verso i 65$ al barile. La IEA aggiunge che questo spinge di nuovo l’LTO (il petrolio USA ottenuto dallo scisto) sopra la soglia oltre la quale la produzione torna ad essere profittevole.

Il ministro del petrolio Saudita Ali al Naimi è probabilmente uno degli uomini più potenti del settore del petrolio a livello globale. Dopo tutto, ricoprendo un ruolo di primissimo piano in quello che senza dubbio è il paese produttore di petrolio più potente al mondo, ha un potere enorme. Due recenti rapporti gettano luce sulla strategia dell’Opec.

Il primo, pubblicato il 12 maggio dall’OPEC, sostiene in sostanza che il tentativo da parte dell’Arabia Saudita di mantenere i propri livelli di produzione di petrolio vicini ai massimi record ha conseguito l’obiettivo di strappare quote di mercato ai produttori USA di scisto, chiamato LTO (light, tight oil). Il secondo, pubblicato il giorno l’indomani dall’Agenzia Internazionale dell’Energia (IEA), concorda ma solamente fino certo punto.

“In un ipotetico confronto fra petrolio Usa petrolio e quello Opec, il primo sembra in grande difficoltà” sostiene la EIA ” dopo mesi di tagli dei costi e ora un crollo del 60% nel conteggio delle piattaforme petrolifere USA, dopo una lunga fase di crescita implacabile le riserve USA sembrano finalmente stabilizzarsi”.

Tuttavia il rapporto della IEA, che ha sede a Parigi e che offre consulenza a 29 paesi industrializzati sul settore energetico, ha anche evidenziato un rimbalzo dei prezzi del petrolio di cui i produttori di scisto potrebbero avvantaggiarsi.

Dopo che a Lausanne l’Iran e le sei superpotenze mondiali hanno raggiunto un accordo di base, si è diffuso a livello internazionali un clima di allarme rispetto allo shock sui mercati globali di petrolio nel momento in cui che sarà inondato a fine anno dal petrolio iraniano. Prima dell’embargo, l’Iran produceva oltre 4 milioni di barili di petrolio al giorno e trasportava approssimativamente 2,5 milioni di barili verso i mercati oltreoceano. Oggi le esportazioni sono scese a meno della metà, 1,2 milioni di barili al giorno, ma la produzione è aumentata a 2,9 milioni di barili al giorno. Gli iraniani stanno facendo del loro meglio per salvare le apparenze, cercando di porre rimedio a i problemi nel settore del petrolio legate agli anni di sanzioni.

Ce n’è abbastanza da precludere ogni previsione ottimistica riguardo le grandi quantità di petrolio iraniano che molto presto inonderanno i mercati. Gli Stati Uniti, che ha voluto giocarsi la carta iraniana per rompere gli equilibri geopolitici in Medioriente, difficilmente potranno compiacersene quando l’Iran comincerà a vendere quantità impressionanti di petrolio sul mercato internazionale.

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