Apparentemente i dati sull'economia cinese di questa mattina sono sopra alle aspettative del mercato, ed hanno permesso a trader ed economisti di tirare
Apparentemente i dati sull’economia cinese di questa mattina sono sopra alle aspettative del mercato, ed hanno permesso a trader ed economisti di tirare un sospiro di sollievo. A inizio sessione le borse asiatiche si sono mosse in rialzo, mentre gli investitori hanno tratto conforto dai dati che indicano come nel terzo trimestre la crescita dell’economia cinese stia prendendo slancio, rincorando i mercati rispetto ai timori di un ulteriore rallentamento della secondo economia più grande del mondo. L’economia cinese fra luglio e settembre è cresciuta del 7,3% rispetto all’anno precedente, un risultato leggermente superiore alle aspettative. Nel secondo trimestre ha però registrato un rallentamento del 7,5%, il dato peggiore degli ultimi sei anni.
I rapporti pubblicati in giornata sono numerosi, ma l’accento va sul Prodotto Interno Lordo (Pil) che registra un aumento della produzione del settore industriale dell’8,0% su base annua, dato superiore alle aspettative di un 7,5% e superiore anche al valore riscontrato nel mese di agosto (il minimo degli ultimi sei anni) pari a 6,9%. Gli investimenti in immobilizzazioni, indicatore fondamentale dell’economia cinese, si attesta al di sotto delle aspettative. Nei primi nove mesi dell’anno è salito del 16,1%, dato inferiore alle previsioni di un 16,3% e peraltro in calo rispetto al 16,5% dei primi 8 mesi dell’anno. Le vendite al dettaglio del mese di settembre hanno registrato un incremento dell’11,6% rispetto all’anno precedente, dato inferiore alle previsioni degli analisti di un 11,8% e inferiore a valore del mese precedente pari all’11,9%.
In risposta a questi dati, il dollaro australiano registra un rialzo di 20 punti, attestandosi subito dopo la pubblicazione a 0,8804, mentre il dollaro kiwi ha guadagnato 6 punti attestandosi a 0,7973.
Il dollaro USA si muove ancora su terreno negativo, sostanzialmente invariato 85,04. Dopo una settimana piuttosto agitata per i mercati valutari, gli investitori sembrano essersi disposti per un inizio settimana piuttosto calmo, evitando un coinvolgimento eccessivo in vista della pubblicazione dei dati sull’inflazione USA attesi per mercoledì e del rapporto sul settore manifatturiero europeo attesi per giovedì. Inoltre la Federal Reserve potrebbe dare seguito al suo piano, ponendo fine all’allegerimento quantitativo entro fine mese; i tassi d’interesse di riferimento USA sono rimarranno prossimi allo zero anche nei primi mesi del 2015.
Lo yen giapponese continua a guadagnare terreno anche questa mattina, attestandosi 106,77 avvantaggiandosi della debolezza del dollaro USA. Le dimissioni del consiglio del Primo Ministro Shinzo Abe nel breve termine sono state oscurate da questi fattori esterni. Il forte ribasso dello yen sul dollaro nel mese di settembre ha spinto il ministro delle finanze Taro Aso e altre autorità a mettere in guardia da rapidi movimenti dei tassi di cambio non desiderabili sebbene i livelli 108-109 non denotino poi una debolezza così marcata. Eisuke Sakakibara, che degli anni 90 è stato incaricato dei degli interventi di acquisto e di vendita di yen ha dichiarato a Reuters che, qualora la valuta statunitense raggiungesse il livello 115-100, le autorità dovranno intervenire sebbene un tale ribasso non sia atteso.
L’ultima volta che le autorità giapponesi hanno comprato lo yen è stato nel 1998, quando il dollaro ha superato quota 140, sebbene gli economisti avvisino che, dati cambiamenti intercorsi nella situazione economica, incluso l’impatto dei costi del carburante e la deflazione, comportano oggi che non possa essere visto come metro di paragone. Alla richiesta di fare una previsione sull’andamento dello yen per i prossimi 12 mesi, quasi il 60% delle imprese ha dichiarato che lo prevedono fra 100-110, mentre il 35% lo proietta all’interno del range 110-120. Il sondaggio, condotto per Reuters da Nikkei Research, ha anche indicato che solo il 20% delle imprese crede che l’economia – appesantita dall’aumento delle tasse sulle vendite – sia pronta a un secondo aumento delle imposte previsto per il prossimo anno.