Duecento anni fa, quando la costituzione venne redatta, nessuno avrebbe mai pensato a un nominato come a qualcuno che bramasse la carica di presidente. I
Duecento anni fa, quando la costituzione venne redatta, nessuno avrebbe mai pensato a un nominato come a qualcuno che bramasse la carica di presidente. I padri fondatori impiegarono molto tempo e molte energie per trovare un uomo di carattere e di principi che guidasse gli Stati Uniti. Senza dubbio, sarebbero inorriditi dalla moderna campagna presidenziale. Ai loro tempi, nessuno degno della presidenza si sarebbe abbassato a fare campagna per ottenerla. A George Washington fu chiesto di ricoprire la carica. Nel 1821, William Lowndes, membro della Camera dei Rappresentati per il South Carolina, scrisse: “La presidenza è una carica che non si chiede né si rifiuta.” Rutherford B. Hayes voleva essere tanto libero dall’onta dell’interesse personale che, alle elezioni del 1876, neanche votò per sé. Nel 1916, il presidente Woodrow Wilson definì fare campagna elettorale “una grave interruzione della razionale considerazione per le questioni pubbliche.”
Oggi, gli Stati Uniti hanno a che fare con il grande uomo d’affari Donald Trump. Trump non ha alcuna qualità che potrebbe farne un grande leader, ma neanche un buon leader. Trump non guida, ma impone, provoca, minaccia e attacca. Si scaglia contro chiunque o contro qualsiasi cosa non gli piaccia o con cui non sia d’accordo, che abbia ragione o torto. Si fa come vuole lui o non si fa.
Nonostante queste limitazioni, i presidenti detengono un potere incredibile, molto del quale è informale, ossia non esplicitamente previsto dalla costituzione o dalle leggi. Ad esempio, il presidente Theodore Roosevelt era solito affermare che la carica gli aveva offerto un ”pulpito da bullo”, un palco importante da cui portare l’attenzione su questioni fondamentali. Potete immaginare un autentico bullo come Donald Trump che tenta di portare avanti le sue tematiche e le sue opinioni?
Secondo un sondaggio di Gallup, Barack Obama è stato il presidente più polarizzante nella storia degli Stati Uniti, seguito a breve distanza da George W. Bush. Ora potete capire perché il governo federale è in uno stato tanto pessimo.
La preferenza che molti Americani accordano agli outsider dell’attuale Partito Repubblicano – Donald Trump, Ben Carson e Carly Fiorina – è una chiara dimostrazione di opposizione a tutto ciò. E sebbene io non sia necessariamente d’accordo sul fatto che debba essere un esponente del settore privato a unirci e a risolvere i nostri molti problemi, vi sono delle qualità che i dirigenti di successo e i grandi uomini di affari normalmente possiedono e che sarebbero di grande aiuto al prossimo presidente… E alla nostro nazione.
Negli ultimi anni, abbiamo assistito a comportamenti abbastanza incresciosi da parte sia di presidenti sia di amministratori delegati. Accuse e scaricabarili continui. Sinceramente, è imbarazzante, ma, quel che è veramente importante, è preoccupante. Ai leader vengono pagati grandi stipendi per assumere grandi responsabilità e mantenerle, ma anche per essere sicuri che chiunque faccia lo stesso. All’opposto di ciò, c’è Donald Trump, che incolpa chiunque e manipola le leggi e il sistema giudiziario a suo favore. Di solito, Trump fugge dalle responsabilità e lascia qualcun altro a gestire la situazione, ma non prima di aver attaccato, sminuiti e calunniato chiunque incontri sul suo cammino.
Nelle ultime settimane, il giudice distrettuale Gonzalo Curiel, che sta esaminando due cause contro la Trump University a San Diego, è diventato l’obiettivo principale di Trump e dei suoi sostenitori. Lo scontro è sorto quando Curiel ha disposto la pubblicazione di documenti interni imbarazzanti, contenenti informazioni dettagliate sulle pratiche di marketing predatorie messe in atto da questa istituzione formativa a scopo di lucro. Il processo si aprirà dopo le elezioni di novembre.