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Il Mercato Aurifero Mostra Una Lieve Reazione Di Fronte Ai Deboli Dati Di Produzione Provenienti Dalla Cina

Da:
Barry Norman
Aggiornato: Sep 23, 2015, 18:52 UTC

I mercati azionari globali sono negoziati a livelli nettamente inferiori e i rendimenti del Tesoro degli Stati Uniti postano un forte calo di fronte al

Il Mercato Aurifero Mostra Una Lieve Reazione Di Fronte Ai Deboli Dati Di Produzione Provenienti Dalla Cina

Il Mercato Aurifero Mostra Una Lieve Reazione Di Fronte Ai Deboli Dati Di Produzione Provenienti Dalla Cina
Il Mercato Aurifero Mostra Una Lieve Reazione Di Fronte Ai Deboli Dati Di Produzione Provenienti Dalla Cina
I mercati azionari globali sono negoziati a livelli nettamente inferiori e i rendimenti del Tesoro degli Stati Uniti postano un forte calo di fronte al rapporto ribassista sulla produzione cinese. l’indice preliminare Caixin China Manufacturing Purchasing Managers (PMI) posta i minimi degli ultimi sei anni e mezzo raggiungendo, nel mese di settembre, i 47,0 punti, un numero nettamente inferiore ai 47,5 punti precedentemente previsti e dei 47,3 punti di agosto. A tale proposito, ci sembra opportuno ricordare come numero al di sotto dei 50 indichino una contrazione dell’economia.

Si presume che il calo della lettura preliminare del PMI sia stato dettato da una debole domanda sia interna che esterna. Nel mese di settembre, il sottoindice dei nuovi ordini ha riportato un calo dello 0,6% per attestarsi su quota 46.0, mentre quello relativo alle esportazioni perde lo 0,8% raggiungendo i 45,8 punti.

Dopo il rilascio del rapporto, sull’ MSCI, il più grande indice di titoli azionari dell’Asia Pacifica, il Giappone perde il 2% mentre l’Australia posta un calo dell’1,8% e la Corea del Sud riporta una perdita dell1%. Gli e-mini future dell’S&P mostrano una contrazione dell’1% sulla scia dei deboli numeri mostrati dal PMI cinese.

Ad inizio sessione i mercati azionari cinesi hanno riportato perdite tra il 2% e il 3% negli indici principali. Mercoledì i mercati azionari giapponesi sono rimasti chiusi.

La corsa verso beni di rifugio ha contribuito ad innescare un modesto rally del dollaro statunitense contro il dollaro australiano e il dollaro neozelandese. Tuttavia, la volatilità e il volume delle mosse sono risultati alquanto carenti.

La mossa soggiogata dal dollaro statunitense si é ripresentata nei contratti future dell’oro con scadenza a dicembre che ha mostrato una lieve oscillazione dei prezzi e una leggera distorsione al ribasso. Scenario analogo, quello mostrato sul Comex da argento e rame. Tuttavia, i future del platino con scadenza a gennaio si muovono in ribasso postando minimi pluriennali.

La scorsa settimana, la Federal Reserve ha dichiarato di non voler innalzare i tassi di interesse a causa dell’eccessiva volatilità dei mercati e dell’indebolimento dell’economia mondiale. All’inizio di questa settimana, Dennis Lockhart, membro della Fed, ha affermato che, nonostante i due fattori sopra citati, l’istituto di credito sembra ancora intenzionato ad innalzare i tassi entro il 2015. Le sue dichiarazioni hanno spinto il dollaro statunitense in rialzo, scenario che ha gravato sui prezzi dell’oro. Le odierne notizie ribassiste provenienti dalla Cina potrebbero spingere la Fed ad innalzare i tassi nei primi mesi del 2016

L’azione dei prezzi dei metalli preziosi a seguito del rilascio del rapporto sul PMI cinese suggerisce come la suddetta ipotesi stia guadagnando terreno. Un indebolimento del dollaro e un rafforzamento dell’oro supporterebbero una simile tesi.

Oggi, le preoccupazioni per un rallentamento della ripresa economica cinese potrebbero gravare maggiormente sul rame. Tuttavia, fattori tecnici potrebbero continuare a giocare un ruolo importante sull’odierna azione dei prezzi del metallo rosso. Attualmente, in uno scenario a breve termine, il mercato é indubbiamente ipervenduto sulla scia del più grande calo degli ultimi due mesi postato nelle prime ore della sessione.

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