Molti ritengono che, il giorno dopo il referendum nel Regno Unito, le relazioni tra la Gran Bretagna e l'Eurozona cambieranno radicalmente: le frontiere
Molti ritengono che, il giorno dopo il referendum nel Regno Unito, le relazioni tra la Gran Bretagna e l’Eurozona cambieranno radicalmente: le frontiere chiuderanno, gli affari si arresteranno… Tuttavia, questo è un grave errore. Quale che sia l’esito del voto, il 24 giugno sarà un giorno come tutti gli altri, tranne per il fatto che la campagna referendaria sarà conclusa e che ancora non si conosceranno le conseguenze del referendum. Il fatto è che vi sono e vi sono sempre stati dei meccanismi in grado di gestire eventuali cambiamenti nelle relazioni tra l’Unione Europea e gli Stati membri. In base all’art. 50 del Trattato sull’Unione Europea, devono trascorrere almeno due anni prima che il recesso della Gran Bretagna e le sue conseguenze siano effettivi. Qualora prevalesse il fronte favorevole alla permanenza nell’UE, Cameron e la Commissione europea dovranno avviare intensi negoziati, sebbene il primo ministro britannico abbia già ottenuto, qualche mese fa, prima dell’approvazione del referendum, una rinegoziazione dello status di membro del Regno Unito. Cameron afferma che, qualora il fronte favorevole alla permanenza dovesse vincere, l’accordo entrerà immediatamente in vigore, dando alla Gran Bretagna uno status “speciale” e contribuendo a risolvere alcuni degli aspetti dell’appartenenza all’UE sentiti dai cittadini britannici come più problematici, come l’elevata immigrazione e la cessione di sovranità.
In risposta alle pressioni di alcuni deputati del suo stesso Partito Conservatore e dello Ukip di Farage, secondo cui la Gran Bretagna non ha più avuto voce in capitolo da quando, nel 1975, votò con un referendum a favore della permanenza nella Cee, il primo ministro David Cameron si era impegnato a tenere una nuova consultazione popolare sul tema qualora avesse vinto le elezioni del 2015. Dal 1975, l’Europa è molto cambiata, controllando sempre più la vita quotidiana dei suoi cittadini, secondo quanto affermano i sostenitori del recesso. Cameron ha dichiarato: “Per i cittadini britannici è tempo di dire la loro. È tempo di risolvere la questione europea della politica britannica.”
Dopo alcune settimane di incertezza sulla direzione dei sondaggi, il quadro pare ora chiaro: il fronte dei favorevoli al recesso sta crescendo. Qualche giorno fa, sono stati pubblicati alcuni sondaggi sulla Brexit, effettuati da ICM per il Guardian, da YouGov per il Times e da ORB per il Daily Telegraph.
Tutti i sondaggi danno i sostenitori del recesso in maggioranza. Secondo il sondaggio di ICM, il divario tra il fronte del recesso e quello della permanenza è di 5 punti, 7, invece secondo l’indagine di YouGov.
Gli attacchi terroristici a Parigi e Bruxelles hanno posto la sicurezza al centro del dibattito. La Gran Bretagna non è parte del trattato di Schengen sulla libera circolazione, ma i cittadini dell’UE sono titolari del diritto alla libertà di movimento. L’ingresso in Gran Bretagna può essere vietato per motivi di sicurezza nazionale. In quanto membro dell’UE, il Regno Unito vede le sue frontiere maggiormente permeabili dai terroristi. La primazia della Corte di Giustizia dell’Unione Europea rende più difficile espellere i criminali. A ogni modo, la Gran Bretagna continuerebbe a cooperare con gli altri Stati europei nel contrasto al terrorismo, anche in caso di Brexit, come ora accade con gli Stati Uniti.
Qualora il fronte del recesso dovesse vincere, se state cercando un riparo dalle conseguenze del referendum britannico, il franco svizzero potrebbe essere la vostra salvezza.
In una nota pubblicata il 15 marzo, gli analisti di Hsbc, guidati da David Bloom, scrivono: “La Brexit sarà un evento di importanza capitale per l’Europa. A nostro parere, provocherà un ribasso [della sterlina] del 15-20%, che lo trascinerà [l’euro] con sé.”