Nella mattinata di oggi, lo yen si è nuovamente mosso in ribasso di altri 23 punti su un dollaro deprezzato e di 11 punti sull'euro. Dopo la pubblicazione
Nella mattinata di oggi, lo yen si è nuovamente mosso in ribasso di altri 23 punti su un dollaro deprezzato e di 11 punti sull’euro. Dopo la pubblicazione del saldo delle partite correnti, la coppia USDJPY viene negoziata a quota 100,55. Secondo MarketWatch, a maggio, l’avanzo di conto corrente del Giappone si è ridotto su base annuale per la prima volta in quasi due anni. Il recente apprezzamento dello yen comincia, infatti, a pesare sul commercio del Giappone.
A causa dell’apprezzamento dello yen, l’avanzo primario, che comprende i rendimenti degli investimenti giapponesi all’estero, è diminuito del 5,3% su base annua a 1,898 trilioni di yen. La bilancia commerciale è passata in surplus su base annuale.
Negli ultimi mesi, il Giappone ha registrato ampi avanzi di conto corrente grazie al ribasso dello yen, che ha resto gli investimenti all’esterno più redditizi in termini di valuta nazionale. Tuttavia, l’apprezzamento dello yen negli ultimi due mesi ha ridotto notevolmente il valore di questi rendimenti.
Durante l’anno, lo yen ha guadagnato più del 19% per venire negoziato intorno a quota 100 sul dollaro. Secondo gli analisti, se tale quotazione dovesse essere superata, la Banca del Giappone potrebbe intervenire per svalutare lo yen. Una valuta forte ha, infatti, conseguenze negative per molte imprese nipponiche e per l’intera economia del Giappone. L’apprezzamento danneggia gli esportatori perché rende i prodotti nipponici più cari all’estero. Inoltre, poiché le importazioni divengono più convenienti, vi è maggiore difficoltà nel contrasto alla deflazione che colpisce l’economia del Giappone da decenni.
Al deprezzamento dello yen potrebbe contribuire una mossa dall’altra parte del Pacifico. Se la Federal Reserve degli Stati Uniti decidesse di innalzare i tassi, il dollaro si apprezzerebbe sulle altre valute. La scorsa settimana, Thieliant di Capital Economics ha scritto: “A nostro parere, il panico causato dalla Brexit cesserà presto. Calmatesi le acque, ci aspettiamo che la Fed riavvii il suo ciclo restrittivo. La divergenza tra le attese misure espansive della Banca del Giappone e un innalzamento dei tassi da parte della Fed dovrebbe, infine, invertire la tendenza dello yen.”
La Banca del Giappone ha rivisto al ribasso la sua valutazione di due delle nove regioni nipponiche e ha dichiarato che la turbolenza del mercato causata dalla Brexit potrebbe danneggiare la fiducia dei consumatori. La banca centrale nipponica si è, inoltre, dichiarata preoccupata per l’apprezzamento dello yen e per la debolezza dei consumi, poiché potrebbero far deragliare la difficile ripresa economica.
Nel suo rapporto trimestrale sull’economia regionale, pubblicato nella giornata di giovedì, la Banca del Giappone afferma: “Alcune società temono che la recente instabilità dei mercati, l’apprezzamento dello yen e il crollo del prezzo dei titoli, potrebbero ulteriormente ridurre la fiducia dei consumatori.
Il governatore della Banca del Gippone, Haruhiko Kuroda, continua a dirsi ottimista circa l’economia e ribadisce di essere pronto, se necessario, a espandere le misure di stimolo per raggiungere l’obiettivo di inflazione al 2%.
Sui mercati si diffondo le ipotesi sull’adozione di nuove misure espansive da parte della Banca del Giappone durante riunione dedicata ai tassi di interesse, che si terrà in questo mese. L’apprezzamento dello yen e fattori contrari all’estero pesano sull’economia e allontanano l’inflazione dal suo obiettivo.
La Banca del Giappone ha mantenuto la politica monetaria invariata da gennaio, quando decise di aggiungere i tassi negativi al suo imponente programma di acquisto di titoli in un nuovo tentativo di far salire l’inflazione.
Secondo la Banca del Giappone, l’aumento dell’offerta di moneta rafforzerà le aspettative di un futuro aumento dei prezzi, incoraggiando famiglie e imprese a spendere di più invece di risparmiare. Sebbene fattori avversi internazionali ostacolino quelle esportazioni su cui si fonda l’economia nipponica, la Banca del Giappone ha giustificato la mancata adozione di nuove misure con quella che ritiene la “resistenza” della domanda interna, che farà lentamente aumentare l’inflazione.