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Il Fisco sorride, ma per quanto?

Da
Lorenzo Cuzzani
Aggiornato: Jun 10, 2015, 14:58 GMT+00:00

Equitalia ha raggiunto il suo scopo. Tra polemiche, aspri contenziosi e cause in aumento, l'ente di riscossione ha raggiunto l'encomiabile (per lo Stato)

Il Fisco sorride, ma per quanto?
Il Fisco sorride, ma per quanto?

Equitalia ha raggiunto il suo scopo. Tra polemiche, aspri contenziosi e cause in aumento, l’ente di riscossione ha raggiunto l’encomiabile (per lo Stato) traguardo del recupero di un’elevata somma di capitali, sia con una massiva attività di informatizzazione che ha portato il recupero di crediti di ogni tipo, sia con una caccia sistemica ai flussi evasi, sia attraverso lo scudo fiscale sui generis, al secolo voluntary disclosure.

Solamente con la repressione, o per meglio dire, la riscossione dei crediti evasi, sono rientrati nelle casse del Fisco 3,4 miliardi di euro nei primi 5 mesi del 2015, il che ha portato a registrare un progresso non indifferente sull’anno precedente: +8,2% di flussi tornati alla loro legittima dimensione.

Vale la pena di segnalare, secondo il rapporto di Equitalia, che il dato di recupero creditorio del 2014 si arricchiva di 700 milioni di euro provenienti dalla definizione agevolata delle cartelle: appare più netto il risultato di quest’anno, anche considerando come alcun vantaggio sia da ascriversi alla quota dei 3,4 miliardi di crediti riscossi, picco molto alto che costituisce un buon auspicio per la floridità dell’Agenzia delle Entrate.

Chiarisce Equitalia che la riscossione in questione inerisce i volumi più importanti: circa due terzi degli stessi deriva da debiti superiori ai 50.000 euro.

Capitolo regolarizzazione debiti fiscali: ad oggi sono state presentate 48.485 domande, con una percentuale concessoria del 97% (come volevasi dimostrare), pari a 47.049, il cui valore ammonta a 1,2 miliardi; il termine per usufruire alla rateizzazione-bis scade ad agosto e filtra ottimismo circa una nuova ondata di flussi che andrà ad arricchire le casse dello Stato.
Un ottimismo testimoniato da una comunicazione ad hoc dell’ente di Via di Tor Marancia, il quale non manca di ricordare l’importanza di una tale opportunità regolarizzatoria per i contribuenti.

L’aspettativa ottimista dei flussi è dovuta anche alla forma semplificata della procedura, per la quale la possibilità di accedere a tale sistema è riservato a chi per legge abbia perso il beneficio della dilazione dei pagamenti alla data del 31 dicembre 2014, costituendo così un ennesimo salvacondotto per i soggetti interessati e un’ulteriore entrata per lo Stato.

Coerentemente da quanto disposto dal decreto Milleproroghe, i contribuenti possono richiedere fino a un massimo di 72 rate, pari a 6 anni, purché presentino la domanda entro e non oltre il 31 luglio (infatti il termine della regolarizzazione, come sopra, scade ad agosto).

È proprio il caso di sottolineare come Equitalia ricorra al metodo persuasivo più antico di sempre, usando un eufemismo, si potrebbe proprio parlare di bastone e carota; prima pone l’accento sui vantaggi che un simile strumento di messa in legittimità possa vantare, permettendo un trattamento sanzionatorio attenuato o nullo per i titolari di capitali non dichiarati, poi sottolinea la non prorogabilità della sistematica utilizzata, ammonendo sulla decadenza della stessa in caso di mancato pagamento di due rate non consecutive.

In conclusione, è opportuno soffermarsi sul dato rappresentato dalle dilazioni di pagamento: attualmente queste costituiscono circa la metà dei capitali riscossi annualmente che arrivano a quota 2,9 milioni di rateizzazioni, per un valore dilazionato di 30,5 miliardi di euro.

Se non sorprende la mole di volumi presente nei rapporti di Equitalia, desta preoccupazione la situazione futura, dove non saranno possibili ulteriori scudi, a meno di coraggiose o creative scelte politiche, per cui il buco nero alimentato da elusione ed evasione fiscale potrà allargarsi ancora, senza alcun rimedio tecnico che possa tamponare deficit creati da illegalità e scelte discutibili.

Forse una riforma del sistema impositivo italiano, che abbia come ratio l’equità e la proporzionalità reale, anche in virtù di un concreto rapporto di reciprocità tra tributi e servizi, potrebbe, seppur parzialmente, restituire allo Stato quella virtuosità d’imposta che manca ormai da troppo tempo.

Sull'Autore

Lorenzo Cuzzanicontributor

Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.

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