Stamane il dollaro Usa ha recuperato terreno dopo che ieri aveva dovuto cedere parte degli enormi guadagni realizzati nelle ultime sessioni. In chiusura
Le short covering e il dato sulle vendite al dettaglio Usa inferiore alle aspettative hanno permesso all’euro di interrompere la sua discesa: stamattina la divisa comune si è infatti riportata a quota 1,064, prima di dover cedere parte dei guadagni e flettere a 1,0613. Nonostante il deprezzamento dell’euro e i bassi prezzi del petrolio, a inizio anno si è contratta la crescita della produzione industriale nell’Eurozona, segnando un -0,1% su base mensile a gennaio (dato Eurostat). Al contrario, la lettura su base annua, che risente meno delle contingenze del momento, è in crescita del +1,2%. È stato quindi rivisto in rialzo il dato sulla produzione industriale di dicembre, passato al +0,3% dalla stagnazione.
Jessica Hinds, di Capital Economics, ha spiegato che “il dato sulla produzione industriale dell’Eurozona per gennaio evidenzia tute le difficoltà sperimentate dal settore ad avvio 2015, nonostante il deprezzamento dell’euro e il calo del petrolio”.
E dal momento che per oggi non è atteso alcun indicatore economico di rilievo, i trader sostengono che il dollaro potrà continuare a rafforzarsi. È scivolato frattanto a 121,34 contro lo yen, allontanandosi da quello che era quasi il massimo degli ultimi 8 anni a 122,04. Nel corso dell’ultima riunione, la Banca del Giappone ha frattanto lasciato invariato il suo tasso d’interesse principale e ribadito il suo impegno a ricorrere agli strumenti non convenzionali per sostenere l’economia; nel corso del 2015, ha detto che acquisterà asset e titoli nipponici per un totale di circa 800 trilioni di dollari Usa. L’intento del governo è quello di mantenere alta la domanda di titoli e asset del Giappone per calmierarne il prezzi, anche se ciò comporterà un sensibile deprezzamento dello yen.
In Australia l’Aussie ha ceduto i guadagni realizzati ieri calando di 28 punti a 0,7680. I trader hanno sfruttato la lettura delle vendite al dettaglio Usa come l’opportunità per assicurarsi qualche profitto liberandosi di dollari Usa dopo che questi erano schizzati verso l’alto contro la gran parte delle proprie controparti valutarie a seguito dell’ottimo dato occupazionale di venerdì scorso. Il miglioramento occorso sul mercato del lavoro ha alimentato le aspettative per un rialzo dei tassi d’interesse da parte della Fed nel corso di giugno. Il Kiwi si è mosso di conserva all’Aussie pur riuscendo poi a guadagnare qualche punto dopo il rialzo dell’indice PMI interno. Il dollaro neozelandese si è così ribassato di soli 11 punti, toccando quota 0,7378: ciononostante, questa settimana la divisa neozelandese potrebbe rialzarsi del +0,3% sul dollaro Usa soprattutto dopo che ieri il governatore centrale Wheeler ha deluso spiegando che la decisione di lasciare invariati i tassi è dipesa da un quadro economico nazionale ancora fosco.