Un paese democratico, per definizione basato sul potere del popolo, delegante la pubblica funzione agli uffici, la burocrazia, mantiene dentro di sé una
Un paese democratico, per definizione basato sul potere del popolo, delegante la pubblica funzione agli uffici, la burocrazia, mantiene dentro di sé una contraddizione di fondo, quella insita nella delega funzionale: più si delega, più si rischia rimanere imbrigliati nelle maglie della delega, maggiori sono deleghe, maggiori sono i rischi che gli uffici, o gli ufficiali, trasformino l’onore e il dovere di servire lo Stato, in potere e diritto di servire se stessi.
L’Italia sta vivendo sulla propria pelle questa contraddizione di fondo, questo rischio in cui incorre ogni paese democratico, che in quanto male mai trasceso dall’uomo, ha un nome più che concreto: corruzione.
Si perché, secondo una recente indagine della Guardia di Finanza e della Corte dei Conti, il mostro della corruzione costa 5,7 miliardi di euro allo Stato Italiano, sia in termini di danno alla spesa, sia di evasione, sia ovviamente di deficit di legalità e chiarezza appartenenti alla pubblica funzione.
Un deficit così elevato, tale da portare criticità esponenziali, mina nel profondo sia l’efficienza, riducendo di molto il livello percentile della Pubblica Amministrazione, sia l’efficacia, non permettendo che questa sia garantita, ma anzi, alimentando anche quel circuito processuale figlio di carteggi incerti, provvedimenti incomprensibili e investimenti su cui aleggi il fantasma del dubbio.
Secondo l’indagine, di questi 5,7 miliardi di euro andati perduti in poco meno di due anni, l’ammontare settoriale più rilevante è costituito dal miliardo e 280 milioni di euro sperperati, dissipati, distratti e chi più ne ha più ne metta, del settore sanità, i cui soggetti coinvolti sono 1.176, responsabili di illeciti come la doppia spesa per i fornitori, l’uso personale di carte di credito appartenenti a Enti Pubblici e la stipula di contratti per effettuare controlli mai fatti.
In totale, sono 13 mila i dipendenti pubblici che alimentino il fluire della corruzione nazionale, utilizzando qualunque tipo di espediente, che vada dall’elargire mazzette, al simulare situazioni inesistenti o dissimulare realtà contingenti, nutrendo truffe di ogni tipo, al porre in essere sprechi necessariamente evitabili, specie in un periodo critico come questo.
Il dato più preoccupante è che tali dati non riguardino grandi appalti o grandi opere, ma il quotidiano, con un settore sommerso che si autoalimenti a livello sistemico, contribuendo a svenare sempre più un’arteria, quella pubblica, in palese difficoltà, specie in riferimento al debito che si porti dietro verso privati e imprese, vittime sacrificali di un organismo malato.
Solamente un incremento del 24% di controlli esercitato nei primi 9 mesi del 2014, ha portato a 7368 segnalazioni di dirigenti e dipendenti della Pubblica Amministrazione, che, nell’esercizio della loro funzione, hanno determinato spreco di risorse e cattiva gestione della Cosa Pubblica, realizzati, ponendo in essere comportamenti dolosi, spesso finalizzati allo sblocco di una pratica o al rendere pilotata una gara.
Nella lista di Transparency International, la graduatoria del livello di corruzione presente negli Stati di tutto il mondo, il paese appare al 69esimo posto, una posizione davvero umiliante, oltre che degradante, per una nazione che non può attrarre investitori e investimenti in questo modo, ma anzi, grazie alla sua non credibilità a livello internazionale, solo speculatori o soggetti interessati ad agire alle spalle dello Stato, rimpolpando ancor di più l’economia sommersa, non permettendo la ripresa economica, ma soprattutto, l’affermazione della legalità.
Sono diverse, le vicende, figlie e madri di un fenomeno diffuso come questo: si potrebbe citare il caso dei lavori per il G8 della Maddalena, le cui opere costruite per un G8 mai tenutosi nel 2009, sono cadute in pezzi dopo essere costate 620 milioni di euro per la propria realizzazione, con un margine di gonfiamento degli appalti fino al 57%; si potrebbe ricordare il sistema del “massimo ribasso” per le gare d’appalto, bersaglio di montagne di illeciti perpetrati per aggirarlo; continuando, si può ricordare il caso dei rifiuti di Lampedusa, dove il titolare dell’appalto per la loro gestione, Sergio Vella, della Seap, ha denunciato il sindaco isolano per un tangente di 70mila euro.
Concludendo questo triste elenco, viene in mente l’inchiesta torinese di “Appaltopoli”, sistema con cui si truccavano le gare d’appalto ad opera di imprenditori edili e dipendenti comunali.
Il quadro non è roseo, finché non sarà promulgata la legge anti-corruzione tanto dibattuta, finché l’Italia non prenderà una posizione forte e stringente per arginare il pesante e pressante fenomeno corruttivo, oltre a non uscire dalla crisi, non uscirà neanche dal giogo della micro e macro-criminalità, che continueranno a trovare terreno fertile per investire in un’azienda, quella statale, generosa nel nutrirle con i soldi dei contribuenti.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.