Il docente di finanza di Austin tra Bitcoin, Tether e mercati finanziari
Sabato abbiamo operato una trattazione sul professor John Griffin e sulla sua visione finanziaria e criptofinanziaria.
Oggi risulta utile sviluppare ancor di più la tematica, introducendo la critica del professore texano allo standard di volatilità diffuso dal Chicago Board Options Exchange (CBOE) ed entrando nel potenziale fenomeno manipolativo da lui descritto.
È noto come le posizioni del docente texano siano spesso state accompagnate da forti polemiche. Le stesse che hanno seguito i suoi paper relativi al VIX, lo standard di volatilità studiato alla fine degli anni ’80 dai due professori di finanza Menachem Brenner e Dan Galai e poi sviluppato da Robert Whaley per conto del CBOE.
Secondo molti dei suoi bersagli, Griffin illustra le proprie tesi in maniera mistificatoria, rappresentando errate interpretazioni di dati su mercati di cui ha risibile esperienza.
Tale considerazione può essere presa come parte del contraddittorio nella critica del VIX.
Il professor Griffin e il suo dottando Armi Shams non hanno mancato di sottolineare nel saggio “Manipulation in the VIX?” come nel 2017 vi sia stata manipolazione in un’asta mensile usata per liquidare contratti futures sull’indice VIX.
Tale accusa è stata prontamente rispedita al mittente dal CBOE, affermando, in una lettera ai propri clienti, quanto segue: “L’analisi contenuta nel paper accademico e le sue conclusioni si basano su un fondamentale fraintendimento su come i derivati VIX sono commerciati e strutturati”.
È noto come il VIX sia famoso come barometro della paura, chiamato anche l’indice della paura. Mostra quanto gli investitori si aspettino volatile la borsa, sulla base del trading su opzioni presso l’indice S&P 500.
Stante questo, secondo Griffin e Shams, vi sono soggetti che userebbero tale strumento per influenzare l’andamento dei prezzi scambiando futures connessi a esso. Nella fattispecie, vi sarebbero cospiratori che avrebbero scambiato opzioni presso l’indice S&P 500 in un modo atto a innalzare o ribassare artificialmente il VIX. In tal modo, alcuni futures precedenti sul VIX sarebbero resi molto più appetibili e, di conseguenza, profittevoli.
Il loro documento argomenta che il volume di opzioni S&P 500 raggiunge il proprio picco in tempi sospetti, ma solo in contratti usati per prezzare il VIX. Quegli scambi di opzioni non avrebbero senso, secondo i due, a meno che non fossero parte di uno sforzo per manipolare il mercato.
Anche qui, il CBOE rigetta ogni accusa stigmatizzando la vicenda come un normale comportamento del mercato orientato da un trading normale e legittimo.
Griffin non è convinto di simili spiegazioni e se non manca di sottolineare la propria competenza (“non c’è dubbio che capiamo come il mercato operi), argomenta quello che ritiene essere il maggior rischio.
Un rischio che appare singolare, ma che va preso in considerazione.
Secondo il professore dell’Università del Texas, il suo paper di critica del VIX potrebbe ormai diventare una guida per diventare manipolatori. Egli non esclude come la fattispecie descritta si presti a essere emulata e replicata.
A suffragio di una simile preoccupazione afferma che più di un soggetto operante in ambito bancario l’abbia contattato al fine di ottenere l’appendice del documento in questione, proprio la parte in cui nel dettaglio è descritta la sospetta manipolazione, per osservare il suo modus operandi.
Griffin ha sottolineato come non sarebbe in grado di identificare tali soggetti.
A seguito della diffusione del paper avente a oggetto la manipolazione di cui sopra, vi è stata una lunga lista di querelanti che hanno citato il CBOE.
Il ruolo di Griffin nella vicenda è stato accresciuto dalla possibilità, non esclusa dal diretto interessato, di diventare consulente tecnico degli stessi, ovviamente previo compenso.
La querelle con il CBOE ha notevolmente innalzato la notorietà di Griffin, che ha sfruttato l’eco conoscitiva per lanciare il documento sul BTC di cui parlavamo sabato.
Il documento sulla presunta frode del Bitcoin (Is Bitcoin Really Un-Tethered?) è stato scaricato più di ventimila volta dal Network di Ricerca delle Scienze Sociali, rendendolo uno dei più popolari del sito l’anno precedente.
Tale evento non passa inosservato, così che la SEC cita tale documento per giustificare il proprio rigetto circa la domanda di istituire un segmento ETF (exchange-traded fund) proprio basato sul Bitcoin. Nel dettaglio, trovate l’intera vicenda qui, qui e qui.
Secondo la Commissione di Sicurezza e Scambio il lavoro di Griffin fornisce una parziale motivazione sui motivi per cui il BTC sia da considerarsi ancora materia complessa e di difficile gestione, oltre al fatto di costituire un rischio per investitori e stakeholder.
In conclusione, l’eccentrico accademico gode di un certo grado di credibilità tra i comitati di controllo e gli enti regolatori stelle e strisce, tanto che la sua preoccupazione sul rischio di emulazione dei suoi schemi (in cui egli illustra presunte truffe o sistemi di frodi) da parte di trader blackhat, potrebbe davvero essere presa in considerazione dal mondo istituzionale.
Così come per il VIX, Griffin non esclude che anche per il BTC vi siano interessi in gioco ulteriori rispetto a quelli manifesti e sarà utile osservare lo sviluppo delle sue opere per capire quanto i rischi da lui descritti siano concreti.
Il dubbio che Griffin assurga a ruolo di guru esiste, anche considerando l’approccio verso la diffusione delle sue idee: “Non voglio solo capire il mondo, ma renderlo un posto migliore”.
La finanza prescinde da dinamiche di questo tipo, solo il tempo potrà far luce sulle idee del professore di Austin.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.