SolidX, VanEck e gli altri player dovranno aspettare fino al 30 settembre per scoprire se potranno utilizzare BTC nel segmento ETF
Come di recente riportato qui, la SEC a fine luglio si è opposta a una prima proposta targata fratelli Winklevoss & BZX volta all’inserimento della valuta digitale più famosa al mondo nel segmento degli exchange-traded fund.
Su quanto accaduto in quell’occasione si è detto, riportando anche il parere contrario del commissario Hester Maria Peirce, sorprendentemente in contrasto con la decisione della Commissione.
Prendendo le mosse dal primo diniego, risulta chiaro l’orientamento della SEC, alquanto ostile a un’unione tra BTC e segmento ETF.
Una simile direzione è confermata dalla recente posizione della Commissione circa la successiva richiesta inoltrata da SolidX e VanEck, pure interessate a un segmento ETF che includa la cripto nakamotiana. In questo caso si è trattato di rinvio decisionale a settembre, con data limite fissata al 30.
Quello che potrebbe portare un nuovo niet è la mancanza di convinzione della SEC nel quotare un fondo passivo con lo scopo di replicare il prezzo del BTC, contingenza questa che muove la Commissione verso preoccupazioni di carattere speculativo, come argomentato nel citato articolo in calce.
Fautore dell’ipotesi di cui sopra è Hany Rashwan, ceo di Crypto startup Amun Technologies, per il quale: “Le probabilità che la Sec approvi un ETF sul Bitcoin nel 2018 sono basse. Più probabile che si vada a febbraio 2019”.
Quella che non può essere sottovalutata è la reazione dei mercati.
Se a fine luglio in risposta al rifiuto della SEC di modificare il proprio regolamento per permettere la quotazione ETF pro BTC, il trend nakamotiano tornato a soglia 8.000 dollari ha subito un brusco calo, l’8 agosto, data di rinvio della decisione della SEC sulla proposta avanzata dalle due società di investimento, si è assistito a un calo giornaliero di ben sette punti percentuale, attestandosi su 6500 dollari.
La flessione di cui sopra arricchisce il livellamento verso il basso del Bitcoin, tristemente sceso da gennaio di 55 punti percentuale, ma solo nell’ultima settimana dell’11,79%. Il che influisce notevolmente sul volume di capitalizzazione, che cede 600 miliardi di dollari e si ferma a 230 miliardi, raggiungendo un fondo che non si toccava da novembre 2017.
Il ribassamento valoriale non ha interessato solamente la criptomoneta di Satoshi Nakamoto. Il comparto cripto è per sua natura molto sensibile agli avvenimenti e così anche altre divise digitali hanno ceduto il passo, tra cui Ripple, la cui flessione è stata del 15% con valore 0,35 dollari.
Non c’è dubbio che la partita sugli ETF segua di pari passo quella sulla regolamentazione, due facce diverse della stessa medaglia, con regolatori e legislatori di tutto il mondo attenti alla gestione della fintech, diventata un settore strategico, piaccia o non piaccia, specie per l’implementazione di app e strumenti digitali.
Non è escluso che la decisione finale della SEC circa gli ETF proceda in maniera complementare all’orientamento del Congresso, chiamato a prendere posizione sull’avvento delle criptovalute e il cui necessario giudizio costituirà un crocevia fondamentale per il determinarsi e l’autodeterminarsi di ogni criptovaluta propriamente detta.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.