Il 5 giugno sarà una data cruciale per tre motivi: la pubblicazione del rapporto NFP negli Stati Uniti (atteso durante la sessione nordamericana); la
Ieri il rapporto ADP ha evidenziato che a maggio l’occupazione del settore privato è cresciuta di 201mila unità rispetto al dato di aprile. L’ADP National Employment Report è il frutto di un’elaborazione dei dati relativi alle buste paga ADP e ogni mese misura le variazioni a livello nazionale nell’occupazione privata non-agricola su base destagionalizzata. Ben 122mila nuovi impieghi sono dovuti all’apporto delle piccole imprese, altri 65mila a quello delle medie imprese e 13mila dalle grandi. Diversi analisti avevano scommesso che a maggio l’economia Usa avrebbe creato 273mila nuovi posti di lavoro. Si tratta dell’11mo mese di fila in cui le previsioni scommettono su una crescita dell’occupazione superiore alle 200mila unità. Secondo gli economisti intervistati da Bloomberg, l’occupazione non-agricola dovrebbe aumentare di 220mila unità e di 215mila quella del settore privato. Sempre a maggio, il tasso di disoccupazione è atteso invariato al 5,4%. Dopo i dati economici altalenanti di questo mese, i trader aspetteranno fino all’ultimo per esprimere un giudizio sullo stato di salute dell’economia americana.
Nel caso in cui il rapporto di domani dovesse battere o mancare le attese per oltre 10mila unità, sia il dollaro sia l’oro vivranno una sessione particolarmente volatile. Stamane il biglietto verde si è apprezzato fino a 95,50, pur attestandosi sensibilmente al di sotto del livello a quota 97 con cui ha aperto il mese di giugno.
L’euro, frattanto, è lievitato di oltre 200 punti in solamente due giorni fino a toccare 1,1274$ alla chiusura di mercoledì. Stamane la divisa europea ha perso 18 punti dopo che i trader hanno corretto la reazione esagerata di ieri. Sempre mercoledì la Bce ha lasciato invariati i tassi e le sue linee di politica monetaria, anche se l’evento clou di giornata è stata sicuramente la conferenza stampa del presidente Draghi. L’euro è riuscito ad apprezzarsi contro le sue principali controparti valutarie mentre il numero uno dell’Eurotower rilevava che l’istituto centrale non ha fatto alcun piano per modificare o ridurre il suo programma di alleggerimento quantitativo. Draghi ha quindi ammesso che il Qe potrebbe essere esteso oltre settembre 2016 se per quella data l’Eurozona non sarà riuscita a raggiungere il target inflattivo. Gli ultimi indicatori economici di Eurolandia si sono comunque rivelati migliori delle attese, soprattutto con incrementi importanti sul fronte dell’occupazione, innescando il rafforzamento dell’euro nei confronti dei suoi rivali. La Grecia continua frattanto a dominare la scena assieme al succedersi di dichiarazioni e commenti provenienti dal governo di Berlino e da quello di Atene. Commissione europea, Bce e Fmi hanno concordato i termini di un accordo “cash-for-reform” da sottoporre al governo Tsipras nel tentativo di concludere i quattro mesi di duri negoziati. Non è ancora chiaro se l’esecutivo di estrema sinistra di Alexis Tsipras accetterà le condizioni dei creditori, soprattutto dopo aver stilato anch’esso un proprio piano e rifiutato qualsiasi nuova misura di austerità. Il capo dell’Eurogruppo Jeroen Dijsselbloem ha detto: “Non siamo distanti dal raggiungere un accordo”. Dijsselbloem ha quindi spiegato che ad Atene non è stata fatta alcuna proposta specifica, bensì presentato un pacchetto di misure che riguarda finanze dello Stato, amministrazione pubblica, pensioni e mercato del lavoro.