Il dollaro Usa continua a tenere la linea degli 81,41, in rialzo questa mattina di un singolo punto percentuale. Nonostante i più pessimisti preconizzino
La sterlina britannica, che fino a un paio di giorni fa era scambiata oltre il livello di 1,70, è crollata a 1,6864 pur essendosi ripresa almeno parzialmente, nella giornata di ieri, grazie alla notizia di un sensibile miglioramento dell’indice PMI edilizio del Regno Unito. Nel corso delle ultime due settimane gli investitori sono stati testimoni di una serie di pessimi dati economici relativi all’economia britannica, finendo per reagire duramente. Il tono ribassista della Banca d’Inghilterra (BoE) ha inoltre contribuito al ribasso della sterlina: l’evento cruciale della settimana sarà proprio la riunione dell’istituto centrale britannico e quello della Bce, fissati entrambi per la giornata di giovedì. La BoE renderà noto se intende ritoccare verso l’alto i tassi d’interesse o lasciarli immutati. Lo scorso mese, il Comitato di politica monetaria dell’istituto mantenne il tasso di riferimento allo 0,5%, il suo livello più basso mai raggiunto. Ad ogni modo i verbali di quella riunione evidenziarono come taluni membri del Comitato ritenessero ormai superato il rischio di danneggiare la ripresa economica muovendo verso l’alto i tassi d’interesse. Un documento pubblicato dal National Institute for Economic and Social Research, un think tank britannico indipendente, ritiene che i vertici della BoE abbiano commesso un errore di interpretazione rispetto all’entità del potenziale economico ancora inespresso del paese a causa di assunzioni erronee sulla disoccupazione di lungo periodo e il numero dei sottoccupati, ovvero di quanti lavorano meno ore di quante ne sarebbero disposti a lavorare.
L’euro è ancora debole dopo che le difficoltà bancarie del Portogallo hanno alimentato dei dubbi sulla tenuta complessiva del sistema bancario dell’Eurozona. E anche i numeri dell’occupazione spagnola si sono rivelati piuttosto deboli; l’euro è così scambiato a 1,3420 in vista della riunione Bce di questa settimana. L’istituto, che si riunirà a Francoforte, non dovrebbe adottare nuove misure di stimolo per le economie dell’Eurozona, nonostante più di un segnale lasci intendere come la crisi nell’est-ucraino possa danneggiare la ripresa economica assieme alle nuove sanzioni varate nei confronti della Russia.
Le valute di Australia e Nuova Zelanda si muovono entrambe al ribasso stamane dopo che la crescita del settore terziario della Cina è crollata a un minimo record, stemperando l’entusiasmo del mercato che aveva fatto seguito ai guadagni degli indici Usa e al salvataggio del più grande istituto di credito del Portogallo.
L’Aussie e il Kiwi viaggiano in territorio negativo dopo che la lettura dell’indice PMI terziario della Cina curato da HSBC/Markit per il mese di luglio è caduta al livello 50 dal massimo degli ultimi 15 mesi toccato nel mese di giugno, a 53,1. Si tratta della lettura peggiore dal novembre 2005, ovverosia da quando si è iniziato a raccogliere questa misura statistica, al punto da far pensare che la ripresa dell’economia cinese è ancora troppo fragile e potrebbe necessitare di un ulteriore sostegno da parte del governo centrale.
L’economista capo per la Cina di HSBC, Qu Hongbin, ha affermato che “la debolezza della lettura riflette con ogni probabilità l’impatto avuto dal rallentamento del mercato immobiliare in diverse città del paese, dal momento che le attività economiche legate al settore – come le agenzie immobiliari o i servizi residenziali – hanno visto contrarsi la propria attività”.
Lo yen giapponese rimane all’interno del suo range di trading abituale, scontando la pubblicazione di pochi dati economici in vista di quelli ufficiali che saranno resi noti venerdì prossimo da parte della Banca del Giappone, assieme all’intervento dei direttori dell’istituto. I trader temono che la banca centrale nipponica possa rivedere al ribasso le proprie previsioni di crescita. La coppia USD/JPY viaggia frattanto a quota 102,58.