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I trader valutari sperano in un mese clemente

Da
Barry Norman
Aggiornato: Feb 2, 2015, 16:52 GMT+00:00

Con l’inizio del secondo mese del 2015, gran parte dei trader ha festeggiato la conclusione di gennaio e soprattutto il fatto di esser sopravvissuti. I

I trader valutari sperano in un mese clemente

I trader valutari sperano in un mese clemente
Con l’inizio del secondo mese del 2015, gran parte dei trader ha festeggiato la conclusione di gennaio e soprattutto il fatto di esser sopravvissuti. I mercati delle valute hanno infatti stampato nuovi massimi e minimi mentre le banche centrali di mezzo globo tenevano sulle spine gli investitori. Febbraio si dovrebbe rivelare un mese tutto sommato tranquillo, con gli operatori liberi di fare i preparativi per le grandi manovre primaverili.

Il dollaro Usa si è mosso in ribasso sino a 94,92 dopo che lo scorso mese era arrivano a toccare quota 95,30. La divisa statunitense ha infatti viaggiato lungamente in prossimità del livello di prezzo a 95, cosa che dovrebbe riuscire a fare anche a febbraio. Il biglietto verde ha appena vissuto una settimana particolarmente volatile, perdendo subito terreno per via delle incertezze politiche legate al risultato delle elezioni in Grecia e a un mix di dati economici non particolarmente brillante. Il dollaro Usa ha quindi toccato quota 94 prima di rafforzarsi e di nuovo perdere qualche punto a seguito della riunione Fomc e dei dati sul Pil statunitense. Il biglietto verde è quindi riuscito a realizzare la sua performance migliore su base mensile degli ultimi 7 mesi. Venerdì la lettura preliminare del Pil Usa nel Q4 si è rivelata inferiore alla performance del mese precedente e persino alle aspettative di mercato (+2,6% contro il +3%), anche se i consumi interni hanno dato prova di essersi mossi decisamente in rialzo. La spesa dei consumatori statunitensi è infatti cresciuta sino a toccare il massimo dal 2006, supportando con forza lo stato di salute dell’economia americana. Il calo dei prezzi energetici degli ultimi mesi e un mercato del lavoro in netta ripresa potrebbero spiegare il balzo in avanti dei consumi che nell’ultimo trimestre sono lievitati del +4,3%.

La maggior parte dei movimenti all’interno del mercato Forex sono stati la conseguenza delle decisioni di politica monetaria di Bce e Boj, del rapporto sull’economia globale targato Fmi e di dati economici cinesi sorprendentemente favorevoli. Stamattina l’euro è scambiato in rialzo a 1,1319 dopo che il nuovo esecutivo ellenico è parso più propenso al negoziato in occasione di una serie di incontri nelle diverse capitali europee, eccezion fatta per Berlino. Il franco svizzero è in lieve ribasso sia contro l’euro (1,0481) sia contro il dollaro (0,9290) mentre i trader continuano a cercarne il giusto prezzo di equilibrio.

Il dollaro australiano è rimbalzato di 27 punti sino a 0,7792 in vista della riunione Rba di domani e la possibilità che l’istituto centrale opti per un taglio dei tassi; allo stesso tempo, dati economici cinesi complessivamente insoddisfacenti non sono stati in grado di intaccare le performance dei mercati valutari dell’Australia. Il kiwi ha guadagnato 15 punti sono a 0,7270 con i trader ancora alle prese con l’ultima dichiarazione del governatore Rbnz Wheeler. Lo yen giapponese ha invece perso 7 punti contro il dollaro Usa portandosi a 117,56 mentre si riducono le turbolenze di mercato e gli investitori hanno minori necessità di acquistare asset sicuri. I trader sono sempre più disillusi sulle possibilità di successo dell’Abenomics e sugli effetti delle misure e degli stimoli monetari voluti dal premier Abe: la mancanza di risultati tangibili sta iniziando a scontentare non poco i trader dello yen.

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