Fino a qualche giorno fa i trader erano certi del fatto che nel corso della riunione della prossima settimana la Bce avrebbe annunciato l’adozione di
Eppure, con il suo deciso intervento al forum dei banchieri centrali di Jackson Hole della scorsa settimana, il presidente Draghi non ha fatto certo mistero di essere pronto a dare il via a un vero e proprio alleggerimento quantitativo – o, in altri termini, di stampare moneta per acquistare asset. Draghi ha quindi rilevato come, nel mese di agosto, “per i mercati finanziari le aspettative di inflazione siano peggiorate su tutta la linea”. Così, i prossimi numeri sull’inflazione (attesi per domani), assieme a un aggiornamento delle proiezioni della Bce, finiranno per animare non poco la riunione di politica monetaria dell’istituto del prossimo 4 settembre, la quale verterà, presumibilmente, sull’opportunità o meno di adottare misure di stimolo più incisive. Un alleggerimento quantitativo appare comunque difficile, benché non impossibile. Sembra che l’istituto di Francoforte sia comunque molto preoccupato per il peggioramento delle aspettative sui tassi d’inflazione futuri dell’Eurozona occorso nei mercati finanziari.
Nell’ultimo mese tale peggioramento ha annichilito anche le previsioni più fosche degli esperti di mercato. Durante l’intervento di venerdì scorso, Draghi ha affermato che la Bce “prenderà atto di questi sviluppi” – un’affermazione che ha finito per gettare nuova benzina sulle possibilità che la Bce adotti misure di stimolo più decise per scongiurare la minaccia deflattiva.
Le voci di stimoli monetari imminenti da parte di Bce e Banca del Giappone hanno messo sotto pressione sia l’euro che lo yen, a tutto vantaggio del dollaro statunitense. Ieri la valuta europea è caduta fino a 1,3185, prima di recuperare ed essere scambiata a 1,3214, mentre il dollaro Usa viaggiava in rialzo a 104,20 yen fin quasi a toccare il massimo degli ultimi 7 mesi, prima di cedere un po’ di terreno e chiudere a 103,77. Il calo delle quotazioni della divisa nipponica non ha mancato di beneficiare le esportazioni del Giappone e i profitti societari, sospingendo il Nikkei e il Topix in rialzo dello 0,3%. Lo yen è stato protagonista del rally più marcato dell’ultimo mese, dal momento che le crisi geopolitiche mediorientali e dell’Ucraina hanno fatto schizzare verso l’alto la domanda di valute dal rendimento sicuro. Gli analisti interpellati la scorsa settimana da Reuters per il rapporto mensile hanno concordato sul fatto che la Banca del Giappone non riuscirà a raggiungere il target inflattivo fissato al 2% prima del prossimo aprile; molti hanno affermato che l’istituto centrale non potrà fare a meno di optare per un nuovo allentamento delle proprie politiche monetarie, pur rivelandosi più cauti rispetto alle sue eventuali tempistiche.
L’euro si è mosso al ribasso nei confronti di diverse divise, toccando il minimo degli ultimi 10 mesi contro il dollaro australiano a 1,4163. Stamattina AUD e NZD muovono entrambe in rialzo grazie alla notizia di un mini-programma di stimolo monetario adottato dalla banca centrale della Cina, con l’adozione di nuove misure e il rilassamento di diversi regolamenti. L’Aussie è così scambiato a 0,9358, mentre il Kiwi si mantiene a 0,8392.