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I trader guardano a venerdì

Da
Barry Norman
Aggiornato: Jun 7, 2015, 08:56 GMT+00:00

Durante la sessione asiatica, il dollaro Usa si è lievemente deprezzato, pur conservando la gran parte della sua forza. In apertura di mercato il

I trader guardano a venerdì

Durante la sessione asiatica, il dollaro Usa si è lievemente deprezzato, pur conservando la gran parte della sua forza. In apertura di mercato il biglietto verde è così negoziato in ribasso di 6 punti a 97,46 dopo che ieri si era fortemente apprezzato nonostante l’ufficializzazione della contrazione del Pil Usa nel primo trimestre e il fatto che gli investitori continuassero a cercare indizi che potessero giustificare un rialzo dei tassi nel corso del 2015. Con ogni probabilità, i trader eviteranno di esporsi sino alla pubblicazione del dato sulle buste paga di venerdì. L’euro si è frattanto deprezzato, passando da 1,0960$ e 135,94 yen, mentre i negoziati per il salvataggio della Grecia continuano a trascinarsi in vista del 5 giugno, quando Atene – ormai a corto di liquidità – dovrà onorare il debito contratto con il Fmi. Il tempo per raggiungere un’intesa fra il governo ellenico e i creditori internazionali che sblocchi i 7,2 miliardi di euro in aiuti sta infatti scadendo rapidamente. In tarda giornata di ieri le autorità di Germania, Francia, Fmi, Bce e Commissione europea hanno convenuto di rimanere in stretto contatto per trovare una soluzione ai negoziati sul debito greco mentre per Atene è sempre più complesso raggiungere un accordo che le permetta di evitare il default.

I trader guardano alla data del 5 giugno quando gli Stati Uniti rilasceranno il rapporto Nfp e contemporaneamente si terrà la riunione dei paesi Opec. Gli speculatori guardano al rapporto sulle buste paga non-agricole Usa di venerdì per farsi un’idea delle condizioni del mercato del lavoro a stelle e strisce. Secondo un’indagine Reuters, il rapporto dovrebbe evidenziare per maggio la creazione di 225mila posti di lavoro.

Dopo gli ultimi dati economici, gli indici di Wall Street hanno inaugurato il mese con guadagni modesti. La spesa dei consumatori è infatti rimasta piatta nel corso di aprile, anche se hanno ripreso slancio sia gli investimenti nel settore edilizio e l’attività manifatturiera: l’impressione è che la Fed finirà per rialzare i tassi verso la seconda metà dell’anno. I rapporti economici hanno inoltre permessi ai rendimenti dei titoli sovrani statunitensi di toccare i massimi dell’ultima settimana, supportando anch’essi la corsa del dollaro.

Eric Rosengren, presidente della filiale Fed di Boston che non ha potere di voto in seno al Fomc, ha detto ieri che se potesse interverrebbe sui tassi il prima possibile, pur riconoscendo i rischi insiti nel rallentamento di Cina ed Europa e il fatto che la crescita americana non è ancora forte abbastanza.

Lo yen si è calato oltre quota 125 dollari Usa per la prima volta dal 2002 dal momento che la prospettiva di un rialzo dei tassi Usa nel 2015 ha fatto esplodere la domanda di biglietti verdi. Stamattina la valuta nipponica è così negoziata a 124,65$.

Dopo che a maggio il presidente Fed Janet Yellen ha ammesso di aspettarsi il rialzo dei tassi entro la fine del 2015, la scorsa settimana il dollaro si è rafforzato contro 13 delle sue 16 principali controparti valutarie. Lo yen ha perso oltre il 30% del suo valore dal 2012 per via del programma di acquisto titoli senza precedenti lanciato dalla BoJ per rimettere in moto la crescita dell’inflazione.

In vista della riunione Rba odierna, l’Aussie ha vissuto una mattinata attiva: inizialmente negoziato al di sotto di quota 76, è rimbalzato verso l’alto alla notizia di un saldo delle partite correnti migliore delle attese. Pochi minuti dopo, l’istituto centrale decideva di mantenere inalterata la politica monetaria e con essa anche i tassi. L’Aussie ha così guadagnato terreno portandosi a quota 0,7648. La dichiarazione post-riunione evidenzia che “la Federal Reserve punta a iniziare il rialzo dei tassi nel corso della seconda metà dell’anno”, mentre per quanto riguarda l’economia interna, l’istituto rileva che le “informazioni disponibili suggeriscono che l’economia ha continuato a crescere, anche se a un ritmo inferiore alla media di lungo periodo”.

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