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I Trader Gonfiano il Prezzo del Petrolio per poi Disfarsene e Incassare i Profitti

Da
Barry Norman
Aggiornato: May 8, 2015, 18:37 GMT+00:00

Nel corso della sessione asiatica il petrolio greggio WTI continua a perdere terreno attestandosi a 58,76, un bel tonfo rispetto ai 62$ di pochi giorni

I Trader Gonfiano il Prezzo del Petrolio per poi Disfarsene e Incassare i Profitti

Nel corso della sessione asiatica il petrolio greggio WTI continua a perdere terreno attestandosi a 58,76, un bel tonfo rispetto ai 62$ di pochi giorni fa. Il Brent guadagna invece 6 centesimi toccando quota 65,52. Dopo il forte ribasso della sessione di ieri, questa mattina il barile sembra stabilizzarsi: le proiezioni sulla domanda dal mercato asiatico rimangono infatti buone, nonostante il rallentamento della crescita economica. Molti analisti ritengono che si tratti della tipica strategia “pump and damp”, in base alla quale gli speculatori utilizzano notizie ed eventi per spingere i prezzi di un asset in rialzo per poi disfarsene improvvisamente, provocando il crollo dei prezzi al livello di partenza. Dietro al rialzo dei prezzi del petrolio rispetto ai minimi toccati nel mese di marzo (con il WTA e che ha guadagnato oltre 15$ al barile e il Brent circa 20$) potrebbe esserci questa strategia. Si tratta quindi di una reazione eccessiva? In pochi avevano previsto un’impennata dei prezzi del petrolio come quella a cui abbiamo assistito nelle scorse settimane. Gli speculatori hanno aumentato le posizioni rialziste ai massimi degli ultimi anni, ma tutto questo ottimismo non sembra poggiare su basi solide. Secondo il direttore per le strategie sui mercati di commodity della Saxo Bank, intervistato da Reuters, in passato a situazioni simili ha fatto seguito una ricaduta dei prezzi. In maniera del tutto simile, un alto funzionario della Commerzbank nel settore commodity ha dichiarato alla CNBC che l’incremento di prezzo sarebbe “prematuro” e che, una volta i mercati torneranno alla ragione, i prezzi del petrolio potrebbero ritornare al di sotto di 50$ il barile.

I Trader Gonfiano il Prezzo del Petrolio per poi Disfarsene e Incassare i Profitti
Giovedì il barile ha perso il 3% – quando il dollaro ha annullato i guadagni delle due sessioni precedenti, e dopo che i produttori Usa hanno dichiarato che se prezzi continueranno a salire potremmo assistere a una ripresa delle attività di esplorazione dopo mesi in calo. I dati positivi di venerdì sulla domanda dal mercato asiatico, comunque, hanno contribuito a stabilizzare i prezzi.

Secondo Reuters gli attuali indicatori indicano che il flusso di petrolio greggio trasportato via mare verso i mercati asiatici sarebbe attorno agli 80-82 milioni di tonnellate – 586-601 milioni di barili nel mese di maggio, in linea con i dati di aprile. Secondo i dati contenuti nel rapporto settimanale pubblicato mercoledì dall’agenzia di informazione sull’energia USA, le riserve Usa la scorsa settimana avrebbero registrato una flessione di 3,9 milioni di barili, 89,5 milioni di barili in più rispetto all’anno precedente.

Le riserve di Cushing, in Oklahoma, luogo di consegna per i contratti future sul petrolio, avrebbero perso 12.000 barili attestandosi a 61,67 milioni di barili. La produzione di greggio negli USA registra una contrazione pari a 4000 barili attestandosi a 9,369 milioni di barili al giorno.

Secondo i dati raccolti dalla società di servizi petroliferi Baker Hughes, questa settimana il conteggio dei pozzi negli USA indicherà un’ulteriore contrazione. Gli analisti ritengono che i bassi prezzi del petrolio hanno costretto i produttori di petrolio scisto negli USA a rallentare la produzione.

Un’altra ragione che ci induce a credere che i prezzi potrebbero tornare a scendere è legata a fattori di natura geopolitica.
I recenti aumenti di prezzo potrebbero in parte essere attribuiti a gli scontri in Libia. Le proteste a inizio maggio hanno portato all’interruzione delle forniture dalla Libia al porto di Zueitina, spingendo le esportazioni dal paese afflitto dalla guerra al di sotto dei 500.000 barili al giorno. Comunque, se abbiamo imparato qualcosa a proposito della Libia da un anno questa parte, è che produzione di petrolio ed esportazioni sono fortemente volatili -esportazioni potrebbero perciò tornare a salire, incrementando ulteriormente l’offerta globale.

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