Con l'avvio di una nuova settimana, in una situazione globale piuttosto tranquilla da un punto di vista geopolitico, la maggior parte dei trader rivolgono
La maggior parte dei trader rimane comunque ribassista; gli analisti non credono che questo rally basti a porre fine a un mercato che rimane complessivamente ribassista; attorno a quota 1245$ potremmo trovare un numero significativo di nuovi venditori per un’ultima corsa verso i 1035$. Come già detto in precedenza, i 1210$ rappresenterebbero la prima conferma di un tale scenario. Allo stesso tempo è ancora possibile uno scenario ribassista, che si materializzerebbe nel caso in cui l’oro scendesse sotto i 1175$.
Intanto gli investitori, in seguito alla pubblicazione dei dati positivi sul mercato del lavoro negli USA, che segnalano un calo del tasso di disoccupazione e un aumento seppur limitato dei salari, tentano di valutare gli effetti che potrebbero avere su un eventuale aumento dei tassi di interesse, spingendo l’oro in rialzo. Il palladio, dopo aver toccato il massimo delle ultime otto settimane, ha invece perso terreno.
L’oro con consegna a pronti, stando al preziario generale di Bloomberg, ha guadagnato lo 0,2% salendo da 1188,61 a 1190,54 l’oncia. Venerdì il metallo prezioso ha guadagnato lo 0,3% in scia alla pubblicazione dei dati del Dipartimento del Lavoro, con i quali si è chiusa la prima settimana su terreno positivo dell’ultimo mese.
In seguito alla decisione a sorpresa da parte del PBOC, i mercati dei metalli industriali hanno registrato delle forti oscillazioni. Il rame, dopo essersi avvicinato a quota 2,95, si muove su terreno negativo cedendo 15 punti, attestandosi a 2,899, al di sotto della chiusura di venerdì, mentre la maggior parte dei trader ha già messo in conto ulteriori misure di stimolo da parte della Cina. Il rame la scorsa settimana ha tratto beneficio dalle aspettative di ulteriori misure di stimolo per la crescita economica in Cina, il più grande consumatore al mondo, ma gli incrementi hanno trovato un freno nelle perdite dei mercati azionari e nel rialzo del dollaro.
Il governo cinese, in un momento in cui i dati economici segnalano un possibile rallentamento della seconda economia più grande del mondo (che potrebbe mancare l’obiettivo di crescita ufficiale del 7%), sta prendendo in considerazione un rafforzamento delle misure di stimolo. La Banca Popolare Cinese ha tagliato dello 0,25% il tasso di interesse (lending rate) a un anno, sceso al 5,1%, e ha ridotto della stessa percentuale il tasso di deposito a un anno, sceso a 2,25%. La banca centrale ha anche aumentato il limite ai pagamenti ai risparmiatori. La misura del taglio “è però inferiore rispetto alle aspettative di alcuni” sostiene Mari Oshidari, strategista di Hong Kong presso la Okasan Securities Group Inc. “Il taglio del tasso è ovviamente positivo per l’economia, ma era ampiamente previsto dal mercato per cui non ha colto di sorpresa gli investitori”