Nella giornata di ieri il mercato del greggio rimane sostanzialmente invariato, ma mercoledì mattina si muove al ribasso nella sessione asiatica. Il
In una conferenza a Riyadh il presidente esecutivo Khalid al-Falih ha dichiarato quanto segue: “la matematica vi dirà che le nostre esportazioni… stanno gradualmente diminuendo, pertanto, lo squilibrio del mercato non ha nulla a che vedere con l’Arabia Saudita”
“Non mi avventuro nel dire dove effettivamente arriverà il prezzo del greggio, ma sono convinto che sarà il prezzo necessario a riequilibrare il rapporto tra domanda e offerta e nessuna persona sarà in grado di decidere le sorti del mercato. Sarei stupido se lo facessi”. L’Arabia Saudita è il più grande esportatore mondiale di petrolio e principale produttore Opec, organizzazione che a novembre avrebbe potuto scegliere di tagliare i livelli di produzione per sostenere i prezzi del greggio, ma che ha invece scelto di salvaguardare le quote di mercato.
La scorsa settimana il mercato del greggio si è mosso nuovamente in ribasso ampliando il sell off degli ultimi sette mesi. Il recente rapporto EIA ha mostrato il più grande aumento degli ultimi 14 anni della scorte di greggio statunitensi, scenario che ha esercitato una forte pressione ribassista sui prezzi. C’erano già stati diversi segnali che avevano suggerito come il persistente calo dei prezzi avrebbe spinto gli USA a rallentare la loro produzione di greggio permettendo così al paese leader dell’OPEC, l’Arabia Saudita, di astenersi da un taglio della produzione nonostante il crescente eccesso d’offerta. Tuttavia, l’EIA ha sganciato una bomba sui mercati petroliferi quando ha mostrato un incremento di 10.1 milioni di barili delle scorte statunitensi, il più grande aumento degli ultimi 14 anni. Stando al rapporto EIA, infatti, attualmente le scorte di greggio si attestano in prossimità dei massimi stagionali degli ultimi 80 anni.
Dopo aver postato una costante ascesa sulla scia di una tempesta di neve che ha colpito la parte nord orientale degli Stati Uniti, tempesta che all’ultimo minuto ha evitato New York City sommergendo Boston di neve, questa mattina il mercato del gas naturale rimane invariato a 2,887$. Si prevede che la tempesta invernale Juno “scaricherà” più di un metro di neve in alcune zona del nord-est degli Stati Uniti. Lunedì e Martedì sono stati annullati più di 6330 voli, lasciando a terra migliaia di persone. Secondo i meteorologi la tempesta avrebbe portato forti disagi creando condizioni a dir poco invalidanti per i cittadini, 28 milioni di persone erano a “rischio bufera”.
La “scarica di neve” più pesante dovrebbe cadere su New England. I metereologi non escludono la possibilità di vedere tuoni e fulmini accompagnare la suddetta tempesta. Sono previste raffiche di vento che potrebbero raggiunger i 90 chilometri orari e superare i 112 chilometri orari nel parte orientale del Massachusetts, dove segnaliamo Cape Cod e Martha Vineyard. Detto questo, il cherosene si muove al ribasso nel corso della settimana poiché la tempesta di neve è risultata più debole del previsto. Il combustibile perde 16 punti ed è scambiato a 1,6264$.