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I Trader del Petrolio in Attesa dell’Esito del Summit dell’Opec

Da
Barry Norman
Aggiornato: Jun 7, 2015, 08:56 GMT+00:00

In vista della riunione dell'Opec, il petrolio greggio continua a muoversi su terreno negativo. Questa mattina il WTI è sceso a quota 58,00 mentre il

I Trader del Petrolio in Attesa dell’Esito del Summit dell’Opec

I Trader del Petrolio in Attesa dell'Esito del Summit dell'Opec
In vista della riunione dell’Opec, il petrolio greggio continua a muoversi su terreno negativo. Questa mattina il WTI è sceso a quota 58,00 mentre il Brent si attesta a 62,13. In giornata a Vienna si terrà la riunione dell’OPEC, il primo di due incontri annuali nei quali i paesi membri si confrontano su un possibile incremento, decremento o mantenimento dei livelli di produzione, attualmente a 30 milioni di barili al giorno. Fino ad oggi la linea politica dell’Opec ha favorito il calo dei prezzi nel breve termine: ha infatti mantenuto inalterati i livelli di produzione mettendo sotto pressione i produttori statunitensi e, con il rimbalzo dei prezzi, ha riguadato le quote di mercato. L’Opec sta giocando una partita pericolosa con l’Occidente, in quello che nella teoria dei giochi viene definita “gioco del pollo” – una specie di guerra fredda della finanza – derogando alla consuetudine di ridurre la produzione per sostenere i prezzi, mantenendo a 30 milioni di barili al giorno la propria quota di produzione. Sono in molti a credere che l’organizzazione stia invece guardando oltre la debolezza dei mercato globale di breve termine e sia interessata a sostenere i prezzi nel lungo termine, permettendo la discesa dei prezzi e aumentando l’offerta per spingere i produttori dello scisto fuori dal mercato.

L’Agenzia di Informazione sull’Energia USA indica, nel suo rapporto settimanale, che la scorsa settimana le riserve di petrolio greggio USA sarebbero scese di 1,9 milioni di barili, la quinta settimana consecutiva su terreno negativo. Gli analisti prevedevano una contrazione di scorte pari a 1,7 milioni di barili, mentre le previsioni indicate martedì dall’Istituto Americano per il Petrolio indicavano un incremento di 1,8 milioni di barili.

Le riserve totali di petrolio greggio negli USA si attestano a 477,4 milioni di barili, i livelli più alti degli ultimi ottant’anni in questo periodo dell’anno. Nel frattempo, lo spread fra i contratti su Brent e WTI scende a 4,12$ il barile, contro i 4,16$ del giorno precedente.

A spingere al ribasso il mercato dei future sul greggio ha contribuito anche il calo del dollaro USA verificatosi nel corso della sessione di ieri. Il biglietto verde ha perso lo 0,49% circa contro il paniere delle sei principali valute estere, rendendo i future sul petrolio greggio -denominati in dollari- meno costosi per investitori in possesso di valuta estera.

Questa settimana a spingere in ribasso i future hanno contribuito i timori sui livelli delle scorte negli USA e un’impennata delle esportazioni dall’Iraq. Tuttavia, rimane il sospetto che i timori riguardo la ripresa possano essere stati prematuri. Alcuni esperti temono che con un WTI che è riuscito a mantenersi vicino ai 60$ al barile, le piattaforme petrolifere chiuse a causa del calo dei prezzi possano riprendere i lavori di estrazione e aggiungere altro greggi all’offerta dagli USA.

Nel breve termine il sentiment di mercato ribassista e l’eccesso di offerta si imporranno sicuramente sulla domanda. Se l’Opec confermerà la linea sin qui adottata, i prezzi del petrolio potrebbero testare il vicino livello di supporto dei 55$ il barile, già testato nell’aprile 2015. L’imponente produzione dei paesi Opec e della Russia continueranno a spingere i prezzi del petrolio greggio in ribasso; al contrario, l’aumento di domanda da Cina e Giappone potrebbe sostenere i prezzi. Il livello di resistenza più vicino è a 66$ al barile, testato nel maggio 2009.

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