Il petrolio greggio WTI si attesta a 60,95, lasciando sul terreno 32 centesimi; il ribasso è stato provocato dall’ondata di prese di beneficio seguite
Il petrolio greggio WTI si attesta a 60,95, lasciando sul terreno 32 centesimi; il ribasso è stato provocato dall’ondata di prese di beneficio seguite all’impennata di martedì, a sua volta legata al calo del dollaro responsabile di un ritrovato interesse nei confronti delle commodity. Il Brent segue la scia del greggio WTI, cedendo 28 punti, per attestarsi 65,24. L’attenzione degli investitori è rivolta alle dichiarazioni in vista della riunione dell’Opec, in agenda per il 5 giugno, nel corso della quale i paesi membri del cartello discuteranno le rispettive quote di produzione. Secondo quanto dichiarato martedì a Vienna da un delegato dell’OPEC, i paesi membri dell’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (Opec), che controllano oltre il 40% della produzione globale di greggio, sarebbero allineati a favore del mantenimento degli attuali livelli di produzione (Reuters). Secondo quanto affermato da tale fonte, “i paesi del Golfo e altri membri dell’Opec sembrano favorevoli al mantenimento dell’attuale tetto alla produzione; nessuno vuole rompere gli equilibri. La riunione non dovrebbe riservare grosse sorprese”. Gli alti livelli di produzione dai paesi dell’Opec, ma anche dalle altre regioni (in particolare da parte di produttori di scisto in USA e Russia), hanno contribuito all’attuale eccesso di produzione e ora, in assenza di compratori, i serbatoi rimangono pieni di milioni di barili di petrolio. Alcuni analisti si spingono a dire che l’Opec potrebbe anche aumentare il proprio target di produzione.
“Vorrei che il prezzo salisse, ma non sarà facile” ha dichiarato ai giornalisti Jose Vasconcelos. L’Opec si riunirà venerdì e con ogni probabilità manterrà invariati gli attuali livelli di produzione. Lo scorso novembre, il cartello si è opposto a un eventuale taglio della produzione privilegiando la difesa della propria quota di mercato, e andando a esacerbare il surplus di offerta provocato dall’aumento di produzione di petrolio negli USA. La decisione ha provocato un crollo dei prezzi del petrolio fino al minimo di 46$ al barile dello scorso gennaio, anche se nelle ultime settimane il barile ha ricuperato terreno toccando quota 65$, sperando in un rallentamento della crescita di produzione negli USA.
A inizio settimana il ministro del petrolio Saudita Alì Ibrahim Al Naimi ha dichiarato di avwer osservato una riduzione dell’offerta e un aumento della domanda, aggiungendo però che, prima che il mercato ritrovi un equilibrio, potrebbe essere necessario del tempo: l’offerta, infatti, è ancora nettamente superiore alla domanda. Il ministro non ha dato invece indicazioni sul prezzo futuro. Tuttavia, diversi funzionari dell’Opec, che hanno chiesto di rimanere in anonimato, hanno dichiarato di prevedere un aumento del prezzo del petrolio fino ai 70/80$ al barile, nei prossimi mesi e nel corso del 2016.
Negli USA si avvicina la stagione degli esodi estivi, che generalmente porta con sé un aumento dei prezzi di petrolio e benzina. Negli USA la benzina h a raggiunto i 2,664$ al gallone, per un incremento del 3,7% rispetto al prezzo precedente, a $ 2,57 al gallone, e per una flessione del 28% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. La EIA rilascia ogni lunedì gli aggiornamenti sul prezzo della benzina, calcolati in base a una media nazionale.