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I trader del mercato valutario portano l’attenzione dalla Fed alla stagione dei profitti

Da
Barry Norman
Pubblicato: Apr 12, 2016, 11:16 GMT+00:00

Lo yen continua a rappresentare una valuta rifugio e a muoversi in rialzo, irritando la Banca del Giappone, il governo di Tokyo e le imprese esportatrici

I trader del mercato valutario portano l’attenzione dalla Fed alla stagione dei profitti

Lo yen continua a rappresentare una valuta rifugio e a muoversi in rialzo, irritando la Banca del Giappone, il governo di Tokyo e le imprese esportatrici nipponiche. Nella mattinata di oggi, lo yen viene negoziato a quota 1,0816, non lontano dal minimo annuale. Inoltre, l’economia mostra segnali preoccupanti. L’Abenomics era cominciata bene, con i prezzi al consumo in costante aumento verso l’obiettivo del 2% della Banca del Giappone fino alla metà del 2014. Oggi, la pressione inflazionistica pare molto debole. A febbraio, i prezzi non sono saliti, la crescita dei salari è stata bassa e, nell’ultimo trimestre, l’economia ha subito una contrazione. Secondo Hitoshi Ishiyama, capo stratega della Sumitomo Mitsui di Tokyo, da marzo in avanti l’Ipc core sarà a zero o negativo.
Ishiyama sostiene: “Stiamo per entrare in uno scenario in cui tutti i risultati raggiunti dalla politica espansiva della Banca del Giappone svaniranno. La mancanza di fiducia nell’Abenomics, un programma di stimolo della Banca del Giappone rimasto senza esito, il rischio di un calo dei profitti a causa dell’apprezzamento dello yen — non sorprende che gli investitori stranieri vogliano rivalutare i loro investimenti nei titoli nipponici.”

Nella giornata di lunedì, il dollaro si è mosso in ribasso contro la maggior parte delle valute, con gli investitori che riducono le aspettative su un innalzamento dei tassi di cambio prima della metà dell’anno a seguito delle recenti dichiarazioni dei membri della Fed, dai toni da colomba.

Verso la fine della sessione, l’indice del dollaro, che misura l’andamento della valuta statunitense nei confronti di sei controparti principali, ha perso lo 0,28%, toccando quota 93,973. Nella mattinata di oggi, il dollaro si è mosso lievemente rialzo per raggiungere quota 94,03. Il dollaro ha toccato minimi non registrati da più di nove mesi. Il ribasso è imputabile alle ipotesi sempre più diffuse che la Federal Reserve aumenterà i tassi non certo a breve, così portando gli investitori a cercare profitti in altre valute.

Secondo i trader, vi è un 49% di probabilità che la Federal Reserve aumenti i tassi prima della fine dell’anno. Una settimana fa, considerando i contratti future, la manovra restrittiva veniva data con un 58% di probabilità.

Parallelamente, gli investitori hanno ridotto le scommesse sul rialzo del dollaro. Secondo i dati della Cftc, le puntate nette sull’apprezzamento della valuta statunitense nei confronti di otto controparti sono, infatti, 36304, il minimo dal luglio del 2014.

L’indicatore dell’apprezzamento a 14 giorni, che misura il momentum del dollaro, ha raggiunto livelli estremi e potrebbe invertire la tendenza.

In assenza di dati rilevanti nella giornata di lunedì, gli investitori stanno ancora elaborando le recenti dichiarazioni dei membri della Federal Reserve. Nella giornata di venerdì, il presidente della Fed di New York, William Dudley, ha affermato di ritenere corretto un approccio cauto e graduale all’innalzamento dei tassi, considerato il rischio che l’economia degli Stati Uniti rimanga invischiata in una tendenza negativa. Le affermazioni di Dudley hanno ribadito il contenuto dei verbali dell’ultima riunione della Fed, riducendo le aspettative dei mercati per un innalzamento dei tassi nella prima metà dell’anno.

Nella mattinata di oggi, l’euro si è mosso in rialzo dagli 1,1396 dollari della scorsa sessione per raggiungere gli 1,1406 dollari. La sterlina è salita dagli 1,4115 agli 1,4237 dollari. Il dollaro australiano si è apprezzato dagli 0,7551 agli 0,7614 USD.

La preoccupazione per la crescita continua a diminuire anche se gli sforzi delle banche centrali per rivitalizzare l’economia mondiale hanno ridotto il momentum per un rialzo delle borse, mentre gli investitori attendono la stagione dei profitti del primo trimestre. Secondo gli analisti, i profitti delle società quotate nell’indice Standard & Poor’s 500 diminuiranno del 10%. Allo stesso tempo, i trader del greggio dubitano che il vertice dei paesi produttori di petrolio, previsto per questo fine settimana per discutere del congelamento della produzione, raggiunga un esito positivo.

In questa settimana, all’avvio della stagione dei profitti negli Stati Uniti, la cautela dovrebbe incidere negativamente sugli asset rischiosi. Nella giornata di lunedì, l’Alcoa ha pubblicato profitti trimestrali inferiori alle aspettative. Il risultato deludente è imputabile ai bassi prezzi delle materie prime.

L’avvio della stagione dei profitti è, dunque, segnato dalle dichiarazioni deludenti dell’Alcoa. I dati sulle banche degli Stati Uniti verranno pubblicati nei prossimi giorni, a cominciare dalla JPMorgan per chiudere la settimana con Citigroup. I dati sulle banche sono normalmente considerati il barometro del resto della stagione.

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