Questa mattina il greggio WTI perde pochi pips a seguito del timore innescato nei trader dall'ascesa di ieri, quando il combustibile ha toccato i 98.52$.
Detto questo, il rincaro dei prezzi sarà sostenuto anche da un aumento dei tassi di utilizzo delle raffinerie e da un incremento settimanale del consumo di carburante statunitense così come dal calo della produzione OPEC che raggiunge i minimi da maggio del 2011. Tuttavia, la mossa al rialzo verrà limitata dai deboli sentimenti di mercato e da un dollaro forte. Questa mattia il Brent perde 28 cent. ed è negoziato a 109.39 riducendo lo spread tra i due combustibili a 11.00$. Martedì il leader del movimento richiedente l’autonomia della regione Cirenaica orientale della Libia, ha dichiarato che il Paese potrebbe riprendere le esportazioni di petrolio domenica solo se Tripoli soddisferà le loro esigenze, consegnando alla regione una quota di greggio.
Martedì alti funzionari iraniani hanno mostrato come tale processo sia stato già discusso durante gli accordi stretti tra Teheran e le sei potenze mondiali circa la questione nucleare.
A novembre la domanda di greggio dalla Cina è aumentata dell’1,5% rispetto al mese precedente postando i massimi degli ultimi di cinque mesi, grazie alla ripresa di due grandi raffinerie che erano state chiuse per manutenzione, tuttavia tale crescita non riesce a colmare le perdite pertanto la domanda registra i minimi degli ultimi 5 anni.
Questa mattina il gas naturale registra una perdita di pochi pips giacché i trader continuano a trarre profitti dal combustibile negoziato a 4.249$, fuori dal suo recente massimo annuale. Martedì i future del gas naturale statunitense si muovono al rialzo in previsioni di un calo delle temperature negli Stati Uniti pertanto i prezzi odierni dovrebbero rimanere invariati.