Giovedì i prezzi del petrolio si muovono in ribasso, spinti da stime che indicano ancora una volta un consistente incremento delle scorte nel luogo di
Giovedì i prezzi del petrolio si muovono in ribasso, spinti da stime che indicano ancora una volta un consistente incremento delle scorte nel luogo di consegna per i contratti sul petrolio greggio USA, con un aumento della volatilità in vista della scadenza del contratto front-month sul greggio Brent. Venerdì il Brent si attesta sopra i 57$ al barile, ma gli incrementi sono stati limitati da un dollaro in ripresa in seguito alla caduta sperimentata dopo aver raggiunto i massimi pluriennali in scia alla pubblicazione del rapporto sulle vendite al dettaglio USA.
Gli investitori asiatici stavano riflettendo sull’impatto di un tentativo di accordo che potrebbe porre fine agli scioperi degli operai delle raffinerie negli USA. Il Brent, dopo aver chiuso la sessione precedente in ribasso di 46 centesimi, guadagna 5 centesimi, attestandosi a 57,13$. Il contratto con scadenza ad aprile scadrà lunedì. Il WTI, dopo aver ceduto 1,12$ (il 2,3%) nella sessione precedente, guadagna 3 centesimi attestandosi a 47,08$.
I prezzi del petrolio a livello globale giovedì hanno inserito la retromarcia, vanificando quanto guadagnato precedentemente, mentre i trader spostavano ancora una volta l’attenzione sull’eccesso di scorte negli USA. Il Dipartimento dell’Energia USA segnala, nella settimana conclusasi il 6 marzo, un incremento di scorte di 4,5 milioni di barili, per un totale di 448,9 milioni di barili. Si tratta del livello più alto dall’inizio della registrazione dei dati settimanali, vale a dire dal 1982. Il mercato del petrolio greggio ha guadagnato terreno anche giovedì mattina, favorito da un calo del dollaro. La scorsa settimana le riserve di petrolio greggio USA hanno registrato un ulteriore incremento, minacciando i prezzi del petrolio che nei due mesi passati avevano dato un timido segnale di ripresa. Secondo i dati dell’Agenzia di Informazione sull’Energia USA, nel complesso di serbatoi a Cushing, in Oklahoma, sarebbero stipati oltre 51,5 milioni di barili di petrolio.
Il mercato del greggio, a causa dell’eccesso di produzione a livello globale, di una crescita economica globale debole e del rafforzamento del dollaro USA, nell’arco di tempo che va da giugno e fine gennaio è crollato del 60% e oltre. I prezzi hanno successivamente sperimentato un rimbalzo legato in qualche modo a un rallentamento nell’attività di trivellazione negli Usa, ma gli analisti sostengono che probabilmente continueremo a osservare una forte volatilità. Gli investitori hanno anche osservato con interesse l’andamento delle trattative fra Stati Uniti e Iran a proposito del contestato programma di sviluppo nucleare, anche in considerazione dell’approssimarsi di una scadenza a fine marzo.
La Shell Oil e i sindacati del settore metallurgico hanno raggiunto un accordo preliminare per un contratto nazionale che potrebbe spingere i prezzi della benzina in ribasso e aprire la strada alla sospensione degli scioperi in numerosi stabilimenti di produzione di carburante, tra i quali Tesoro Golden Eagle Refinery di Martinez. La benzina si attesta a 1,80, in ribasso di 14 punti. Secondo Allison Mac, rappresentante di GasBuddy.com, un sito internet che segue l’andamento dei mercati del carburante, “nelle prossime settimane il prezzo della benzina è destinato a scendere”. La raffineria Tesoro di Martinez dal giorno di inizio degli scioperi ha interrotto la produzione: si tratta di un impianto che dà lavoro a 650 dipendenti e ha una capacità di raffinazione di 666.000 barili al giorno.