Nella sessione asiatica i future del greggio con scadenza a novembre guadagnano 36 centesimi per attestarsi su quota 45,91$ al barile nella sessione
Il ribasso del dollaro statunitense ha supportato i prezzi del greggio poiché il prodotto é negoziato in dollaro. Infatti, quando la valuta statunitense perde terreno il combustibile diventa più attraente per gli investitori stranieri.
L’Arabia Saudita ha dichiarato di voler tagliare il prezzo delle consegne di greggio in Asia. Inoltre, la produzione del greggio statunitense continua a diminuire nonostante l’incremento dei prezzi. A fronte di ciò, i membri dell’organizzazione dei paesi esportatori di petrolio stanno combattendo per mantenere la loro quota di mercato nel crescente scenario asiatico.
In un elenco dei prezzi ufficiali inviati ai clienti, la compagnia petrolifera statale Saudi Aramco ha ridotto di 1,7$ al barile il prezzo delle consegne di greggio in Asia. Attualmente, il ribasso saudita é di 1,6$ al barile rispetto a Dubai, il suo concorrente diretto che aveva precedentemente ridotto il premio di 10 centesimi. La società ha anche ridotto di 2$ i prezzi del greggio destinato all’Estremo Oriente e di 20 centesimi al barile per gli Stati Uniti.
La decisione dell’Arabia Saudita prende piede dopo che, lo scorso mese, Iran, Iraq ed altri paesi del Medio Oriente hanno apportato ingenti tagli nei loro prezzi ufficiali del greggio.
L’Arabia Saudita ha promesso di mantenere la produzione a livelli elevati poiché spera che il ribasso dei prezzi del greggio possa stimolare la domanda asiatica colpendo così le prospettive di produzione del rivale statunitense. Detto questo, la crescita economica cinese continua a mostrare segni di rallentamento, inoltre, stando a quanto riportato dall’Energy Information Administration, nel mese di luglio la produzione degli Stati Uniti ha postato un incremento di 680.000 barili giornalieri.
La Russia si é mostrata intenzionata ad incontrare gli altri produttori per discutere assieme la situazione del mercato mondiale del greggio. A supportare il mercato un ulteriore calo degli impianti di produzione degli Stati Uniti che, stando a quanto riportato da Baker Hughes sono diminuiti di 26 unità raggiungendo i 614 impianti. Ricordiamo come nelle ultime quattro settimane gli impianti avessero già registrato un calo di 35 unità.