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I pessimi dati cinesi sono alla base del crollo delle valute asiatiche

Da
Barry Norman
Pubblicato: Sep 15, 2014, 19:42 GMT+00:00

Gli indici azionari asiatici aprono in ribasso dopo la pubblicazione dei deboli dati economici cinesi, con i volumi delle transazioni di per sé giù

I pessimi dati cinesi sono alla base del crollo delle valute asiatiche

Gli indici azionari asiatici aprono in ribasso dopo la pubblicazione dei deboli dati economici cinesi, con i volumi delle transazioni di per sé giù contenuti a causa della chiusura del mercato nipponico per una festa nazionale. Wall Street ha chiuso la sessione di venerdì scorso in rosso, dopo che il rialzo delle vendite al dettaglio ha rilanciato le voci circa un prossimo ritocco verso l’alto dei tassi d’interesse. Ancora venerdì, gli indici europei non sono stati in grado di cancellare le perdite dei giorni precedenti nonostante la pubblicazione di alcuni dati economici complessivamente promettenti: i mercati temono particolarmente l’esito del referendum scozzese di giovedì prossimo. A luglio, negli Stati Uniti, le scorte di magazzino delle aziende sono cresciute in linea alle attese degli economisti, stando a quanto ha rivelato un rapporto del dipartimento del Commercio Usa: le scorte sono lievitate dello 0,4%, bissando la crescita di giugno e le aspettative del mercato. Inoltre, il rapporto ha evidenziato come a luglio le vendite aziendali siano lievitate dello 0,8%, dopo essersi mosse in rialzo dello 0,6% a giugno. Il dollaro Usa si muove stamattina in rialzo di pochi punti base per essere scambiato a 84,32: le vendite al dettaglio sono cresciute dello 0,6% nel corso dell’ultimo mese, dopo che il dato di luglio era stato rivisto in rialzo a +0,3%; per quanto riguarda la lettura core, l’espansione è stata dello 0,4%. L’indice preliminare di fiducia dei consumatori curato dall’Università del Michigan è salito a 84,6 nel mese di settembre, stampando la lettura migliore dal luglio 2013 dopo che ad agosto si era attestato a 82,5.

Per quanto riguarda le valute, la maggior parte di quelle asiatiche sta attraversando una fase di continui ribassi ingenerati dalla forza del dollaro Usa. E dopo i pessimi dati economici cinesi di sabato scorso, sia il dollaro australiano sia il Kiwi viaggiano oggi ben al di sotto delle proprie quotazioni abituali. L’AUD è crollato stamattina a 0,9009, mentre il NZD è in ribasso di 18 punti sino a 0,8134. Il fatto è che le letture relative alla produzione industriale, agli investimenti e alle vendite al dettaglio della Cina si sono stampate ben al di sotto delle previsioni, innescando il crollo delle divise di Australia e Nuova Zelanda. Il dato cinese ufficiale relativo alla produzione industriale (si tratta della lettura più importante) ha mostrato come in agosto l’output dell’industria sia cresciuto “solo” del 6,9% su base annua. Ad alimentare i timori circa il rallentamento della crescita economica di Pechino è giunto poi il dato sugli investimenti di capitale, lievitati del 16,5% su base annua e mancando la previsione di mercato (+16,9%), mentre anche le vendite al dettaglio si stampavano ben al di sotto delle attese.

Lo yen nipponico muove anch’esso in ribasso, scambiato a 107,21 e ben al di sopra della media degli ultimi anni, scontando da un lato la forza del dollaro Usa, dall’altro la probabilità che la Banca del Giappone si decida a iniettare nuovi stimoli monetari nell’economia del paese. Il calo della produzione industriale e una continua bassa inflazione incidono negativamente sulle quotazioni dello yen, mentre il governatore della BoJ Haruhiko Kuroda ha comunicato al primo ministro Shinzo Abe che è necessario agire al fine di permettere all’inflazione di raggiungere il proprio target. A fronte del crollo del tasso di cambio, il prezzo degli asset nazionali sarà inferiore, cosa che innescherà l’afflusso di investimenti esteri e riporterà verso l’alto il prezzo degli asset.

Con la diminuzione delle quote di mercato estere destinate ai prodotti del Giappone, paesi vicini quali la Corea del Sud rappresentano una seria minaccia alle esportazioni automobilistiche ed elettroniche del paese nipponico, rischiando di scalzare ulteriormente i manufatti dell’industria giapponese dai mercati esteri. L’attenzione degli investitori è intanto concentrata sulla decisione Fed di mercoledì, motivo per cui prima del discorso del governatore Yellen c’è da aspettarsi ben poca attività sui mercati. La decisione impatterà significativamente sulle quotazioni della banconota verde.

 

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