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I mercati valutari asiatici sono movimentati mentre il dollaro Usa si deprezza

Da
Barry Norman
Pubblicato: Sep 22, 2014, 19:17 GMT+00:00

Le transazioni sui mercati asiatici d’inizio settimana sono particolarmente movimentate anche se i dati economici pubblicati nella giornata odierna non

I mercati valutari asiatici sono movimentati mentre il dollaro Usa si deprezza

Le transazioni sui mercati asiatici d’inizio settimana sono particolarmente movimentate anche se i dati economici pubblicati nella giornata odierna non sono poi così numerosi. Il più rilevante finora è stato l’indice di fiducia dei consumatori della Nuova Zelanda, stampatosi poco al di sotto della performance dello scorso mese. Gli indici d’Asia hanno aperto le transazioni odierne in ribasso scontando il calo registrato nei guadagni della prima banca privata del Giappone. La scorsa settimana i mercati europei hanno invece chiuso in rialzo grazie all’esito del referendum scozzese; anche gli indici statunitensi sono lievitati significativamente, con il Dow a stampare un nuovo record dal momento che gli investitori salutavano fiduciosi il debutto in borsa di Alibaba e la decisione della Scozia di rimanere parte del Regno Unito. I mercati asiatici hanno aperto la sessione odierna in negativo, incapaci di beneficiare della chiusura-record del Dow Jones di venerdì scorso.

Lo yen giapponese ha perso circa l’1,7% al termine della scorsa settimana, a fronte di un incremento della propensione al rischio e quindi del calo della domanda di valute dal basso rendimento. La divisa giapponese ha evitato di incappare in perdite maggiori grazie ai dati economici positivi stampati dal paese: lo yen ha toccato un minimo settimanale a 109,45 prima di chiudere la sessione del venerdì a 109,01. Stamane è scambiato a 108,70 a fronte del deprezzamento del dollaro. La banconota verde si è invece mossa in rialzo nei confronti di un paniere composto dalle principali valute globali, stampando guadagni per la decima settimana consecutiva, con gli investitori che scommettevano sull’eventualità di un rialzo dei tassi d’interesse Usa in anticipo sulle tempistiche preconizzate. L’indice DX si è attestato a 84,753, in crescita dello 0,5%, stampando la migliore performance giornaliera in oltre due settimane; si è quindi ribassato a 84,65 in apertura di sessione asiatica. Stamattina muovono in rialzo sia l’AUD che il NZD: la prima a 0,8940; la seconda a 0,8167. Entrambe le divise sono scambiate al di sotto delle loro medie abituali.

Il gruppo composto dai banchieri centrali e ministri dell’Economia e delle Finanze dei 20 più importanti paesi del mondo ha affermato che bassi tassi d’interesse possono portare a un incremento dei rischi sui mercati finanziari, in un frangente in cui le principali economie del globo fanno affidamento sulle politiche di stimolo monetario al fine di far ripartire la propria crescita.

La sterlina si è rinforzata in vista dell’intervento del governatore BoE Mark Carney di questa settimana, con gli investitori che riprendono a monitorare il quadro macroeconomico del paese dopo la gran paura per il voto scozzese di giovedì scorso. La sterlina ha recuperato terreno venerdì scorso non appena dichiarata la vittoria degli unionisti. Stamattina viaggia a 1,6360, in rialzo di 75 punti, mentre Ed Milliband, leader del partito Laburista (all’opposizione), ha affermato che se vincerà le elezioni politiche del prossimo anno innalzerà i salari minimi di 8 sterline l’ora (13 dollari Usa) entro il 2020.

L’euro, che ha beneficiato del momento di debolezza del dollaro, è scambiato a 1,2866 in vista della gran messe di dati economici attesa per questa settimana. Gli investitori stanno facendo incetta di titoli bancari e legati alle società dedite all’export, scommettendo sul fatto che la Bce finirà per interrompere il processo con cui crea nuovo denaro al fine di fronteggiare un’inflazione perennemente bassa. Al momento sembra che l’ultima tornata di misure di stimolo della Bce – fra cui l’acquisto di ABS e il taglio dei tassi d’interesse per i prestiti alle banche – sarà seguita nei prossimi mesi da un piano ancora più deciso che porterà a un ulteriore ribasso delle quotazioni dell’euro e ridurrà ulteriormente i profitti delle banche ordinarie. Finora la Bce ha resistito alle richieste di varare un allentamento quantitativo in piena regola – come quello attuato da Fed e BoE, che negli Stati Uniti ha riversato miliardi di dollari nell’economia del paese. Secondo la Bce un simile programma non si adatterebbe al quadro europeo, in cui la maggior parte dei prestiti commerciali passano per i canali del sistema interbancario.

 

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