La scorsa settimana si è rivelata particolarmente interessante dopo l’annuncio targato Banca del Giappone giunto un po’ a sorpresa l’ultimo giorno di
La settimana entrante avrà i riflettori puntati sulla bilancia commerciale e l’andamento dell’inflazione cinesi. Secondo l’agenzia di stampa ufficiale Shangai Securities News, le esportazioni cinesi, che a ottobre hanno segnato un surplus particolarmente consistente, sono state oggetto di una serie di manipolazioni e speculazioni finanziarie da parte di alcune imprese e società locali che hanno gonfiato i propri bilanci per evitare i controlli di capitale da parte delle autorità di Pechino. Sabato scorso, il governo cinese ha rivelato che su base annua le esportazioni sono cresciute del +11,6% nel corso del mese di ottobre e dunque rallentando rispetto al balzo in avanti del +15,3% di settembre, pur stampandosi lievemente al di sopra delle aspettative. Il tasso d’inflazione è invece rimasto invariato stando alle statistiche rivelate stamattina, nonostante i segnali di un rallentamento della crescita economica. L’Ufficio Nazionale di Statistica ha affermato che a ottobre l’indice dei prezzi al consumo è cresciuto del +1,6%, bissando l’incremento di settembre. I prezzi alla produzione sono invece caduti del -2,2%, estendendo il movimento al ribasso già registrato nel mese precedente. La crescita dell’inflazione è stata inferiore alle attese del governo, che puntava a un +3,5%. Recentemente la Cina ha dovuto fare i conti con un rallentamento dell’attività manifatturiere e con una contrazione del commercio, al punto che si ritiene Pechino ormai pronta a intervenire per supportare la crescita economica.
La buona performance della bilancia commerciale e il deprezzamento del dollaro Usa hanno aiutato la divisa australiana a rialzarsi sino a quota 0,8672 mentre il Kiwi guadagnava 36 punti sino a 0,7790. Lo yen giapponese viaggia anch’esso al rialzo, beneficando della decisione degli investitori di fare incetta della divisa nipponica. Stamattina lo JPY è scambiato a 114,71 mentre il dollaro Usa cedeva 20 punti sino a 87,46.