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I Capi di FMI e BCE Fanno Cadere Indici e Valute

Da
Barry Norman
Pubblicato: May 7, 2015, 18:02 GMT+00:00

Mercoledì pomeriggio, la conversazione fra il presidente Fed Janet Yellen e il direttore Fmi Christine Lagarde ha fatto precipitare gli indici borsistici

I Capi di FMI e BCE Fanno Cadere Indici e Valute

Mercoledì pomeriggio, la conversazione fra il presidente Fed Janet Yellen e il direttore Fmi Christine Lagarde ha fatto precipitare gli indici borsistici globali. Le azioni hanno oscillato sensibilmente, con il Dow in caduta di 147 punti in apertura di sessione dopo che Yellen ha messo in guardia i presenti contri i rischi di valutazioni “complessivamente troppo alte” nei mercati azionari. La dichiarazione è emersa da una conversazione con Christine Lagarde, direttore del Fmi. Successivamente le azioni sono state in grado di rimbalzare dai minimi di giornata pur rimanendo in territorio negativo. Le parole di Yellen hanno attirato l’attenzione su indici borsistici evidentemente troppo alti che, difatti, hanno costituito motivo di preoccupazione per gli investitori a seguito di rialzi durati anni. Al momento lo S&P 500 è negoziato a 17,5 volte i guadagni degli ultimi ultimi 12 mesi. Durante l’ultimo decennio, in media è stato negoziato a 15,8 volte i suoi guadagni.

Gli indici europei hanno chiuso la sessione contrastati: il DAX (Germania) e il CAC 40 (Francia) hanno entrambi guadagnato lo 0,2%.

Il dollaro Usa si è mosso in ribasso alla pubblicazione del debole rapporto occupazionale ADP, finendo ben al di sotto del livello di prezzo 95; stamane è negoziato a 94,28. Il rapporto ADP evidenzia un incremento di 169mila posti di lavoro ad aprile, stando a quanto asseriscono i dati Automatic Data Processing e le previsioni di Moody’s Analytics. Gli economisti intervistati dal Wall Street Journal si aspettavano invece un incremento di 205mila unità. Domani negli Stati Uniti sarà reso pubblico un rapporto ancora più seguito: gli analisti scommettono che il dipartimento del Lavoro annuncerà la creazione di 228mila nuovi posti di lavoro durante lo scorso mese, in rialzo dai 126mila di marzo. Il tasso di disoccupazione è atteso in calo al 5,4% dal 5,5%. Il biglietto verde ha frattanto perso il 4,4% poiché una serie di dati economici poco incoraggianti ha finito per rendere meno impellente l’intervento sui tassi da parte della Fed; allo stesso tempo, il Qe targato Bce sta iniziando a dare i suoi frutti.

L’euro ha perso 10 punti per essere negoziato a 1,1340 dopo che i trader se ne sono liberati a seguito del rally di ieri per valutare l’impatto del rialzo della domanda e del miglioramento delle previsioni di crescita. La divisa europea ha guadagnato circa l’1,5% contro il dollaro Usa portandosi a 1,13710: si tratta del massimo delle ultime 10 settimane.

Nel corso della sessione asiatica sia l’Aussie che il Kiwi si sono mossi in rialzo, toccando rispettivamente quota 0,7991 e 0,7506. L’Aussie sembra risentire molto poco del rapporto occupazionale che ha evidenziato una ripresa della disoccupazione; in apertura di sessione, era scambiato al di sopra del livello di prezzo a quota 80. La possibilità che la Cina finisca per iniettare nuove misure di stimolo nella propria economia sta infatti supportando le divise di Australia e Nuova Zelanda. Il Kiwi è rimasto in territorio positivo nonostante il calo dei prezzi di latte e latticini.

I mercati giapponesi sono tornati a pieno regime dopo le feste degli ultimi giorni, con lo yen in flessione sia contro il dollaro sia contro l’euro: è rispettivamente negoziato a 119,57 e 135,38. La divisa nipponica si è deprezzata dopo che gli ultimi dati sulla base monetaria BoJ hanno mostrato come l’istituto centrale stia procedendo a piena forza col suo programma di stimoli.

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