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Governo pronto a impegno gravoso, subito emergenza energia – Meloni

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Reuters
Aggiornato: Oct 25, 2022, 11:35 UTC

ROMA (Reuters) - L'Italia chiede che non si perda tempo nell'affrontare le emergenze, e il governo impegnerà fin da subito la gran parte delle risorse disponibili per mettere un argine al caro energia.

La Camera dei deputati italiana vota la fiducia al nuovo governo

ROMA (Reuters) – Non sarà una navigazione facile, serviranno scelte gravose di fronte alla prospettiva di un’Italia che rischia di entrare in recessione, e il governo sarà pronto fin da subito a destinare la gran parte delle risorse disponibili per mettere un argine al caro energia.

La presidente del Consiglio Giorgia Meloni, nel suo intervento alla Camera per chiedere la fiducia del Parlamento, enfatizza la gravità dell’impegno e promette – guidando un governo politico di legislatura – di “stravolgere i pronostici” di chi la descriverebbe come una ‘under dog’, la sfavorita, che ha poche possibilità di farcela.

“Eravamo consapevoli del macigno che ci stavamo caricando sulle spalle, ci siamo battuti lo stesso per assumerci questa responsabilità”, ha detto ricordando che con questo esecutivo si interrompe “l’anomalia” che ha visto avvicendarsi governi, legittimati costituzionalmente, ma non in linea con la volontà degli italiani.

Meloni prima di tutto ricorda la difficile congiuntura in cui dovrà muoversi l’esecutivo.

“Le previsioni macroeconomiche per il 2023 indicano un marcato rallentamento dell’economia italiana europea e mondiale in un clima di assoluta incertezza….nell’ultima nota di aggiornamento al Def la previsione di crescita del PIL per il 2023 si ferma allo 0,6%…e le previsioni del Mef sono addirittura ottimistiche rispetto a quelle più recenti del Fmi secondo le quali per l’economia italiane 2023 sarà un anno di recessione”.

E’ in questo quadro, e con la priorità che andrà per le risorse contro il caro energia, che Meloni delinea i confini stretti in cui potrà muoversi il neo ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti.

Le misure nazionali per famiglie e imprese costituiranno, dice, “un impegno finanziario imponente che drenerà gran parte delle risorse reperibili, e ci costringerà a rinviare altri provvedimenti che avremmo voluto avviare già nella prossima legge di bilancio”.

Anche i vincoli esterni dovranno essere rispettati, a partire da quelli del Patto di stabilità.

“Una casa comune europea vuol dire certamente regole condivise, anche in ambito economico-finanziario. Questo Governo rispetterà leregole attualmente in vigore e nel contempo offrirà il suo contributo per cambiare quelle che non hanno funzionato, a partire dal dibattito in corso sulla riforma del Patto di stabilità e crescita”.

I fondi del Pnrr sono “un’opportunità straordinaria di ammodernare l’Italia: abbiamo tutti il dovere di sfruttarla al meglio”, dice nel suo discorso, chiarendo che andranno spesi al meglio “i 68,9 miliardi a fondo perduto e i 122,6 miliardi concessi a prestito all’Italia dal Next Generation EU. Senza ritardi e senza sprechi, e concordando con la Commissione europea gli aggiustamenti necessari per ottimizzare la spesa, alla luce soprattutto del rincaro dei prezzi delle materie prime e della crisi energetica”.

Ci sarà spazio poi per le riforme promesse in campagna elettorale. Tante, a partire dal fisco.

Meloni illustra i tre pilastri sui cui sviluppare l’intervento. Ridurre la pressione fiscale su famiglie e imprese, con una progressiva introduzione del quoziente familiare e con la flat tax applicata alle partite Iva fino a 100.000 euro di fatturato. Poi la tregua fiscale per dare modo soprattutto alla Pmi di mettersi in regola; infine con la lotta “serrata” all’evasione fiscale.

Per creare nuova occupazione la strada indicata è la riduzione del cuneo fiscale “gradualmente per arrivare a un taglio di almeno cinque punti del cuneo in favore di imprese e lavoratori, per alleggerire il carico fiscale delle prime e aumentare le buste paga dei secondi”.

Perché, dice Meloni, rispondendo retoricamente a chi chiede come tranquillizzerà gli investitori che comprano il debito italiano, “la strada per ridurre il debito non è la cieca austerità imposta negli anni passati e non sono neppure gli avventurismi finanziari più o meno creativi. La strada maestra è la crescita economica, duratura e strutturale”.

Il sostegno alla povertà, dice citando Papa Francesco, “non si combatte con l’assistenzialismo” e per chi è in grado di lavorare, “la soluzione non può essere il reddito di cittadinanza” che per come è stato pensato e realizzato, ha rappresentato una sconfitta per chi era in grado di fare la sua parte, ha detto.

(Stefano Bernabei, editing Francesca Piscioneri)

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