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Gli stimoli cinesi innescano il rally di Kiwi e Aussie in vista di nuovi dati economici

Da
Barry Norman
Pubblicato: Oct 20, 2014, 18:42 GMT+00:00

Stamattina Aussie e Kiwi viaggiano entrambi in territorio positivo mentre si indebolisce il dollaro Usa dopo che gli investitori hanno dovuto rivedere le

Gli stimoli cinesi innescano il rally di Kiwi e Aussie in vista di nuovi dati economici

Stamattina Aussie e Kiwi viaggiano entrambi in territorio positivo mentre si indebolisce il dollaro Usa dopo che gli investitori hanno dovuto rivedere le proprie previsioni per un rialzo anticipato dei tassi al principio del 2015. L’Aussie guadagna 38 punti sino a 0,8782 mentre il Kiwi ne guadagna 35 sino a 0,7952: sembra che le due divise siano state toccate solo marginalmente dalle dichiarazioni rilasciate dai vertici delle rispettive banche centrali così come dall’inaspettato calo della fiducia dei consumatori neozelandesi. Anche l’ottimismo circa lo stato di salute dell’economia Usa ha subito qualche colpo, benché le parole del presidente Fed Yellen siano riuscite in qualche modo a rassicurare gli investitori. Al momento il tasso di disoccupazione statunitense è inferiore a quello australiano, mentre il crollo del prezzo delle materie prime ha colpito molto duramente la ragione di scambio del paese australe. I dati sull’inflazione attesi mercoledì (relativi al trimestre conclusosi a settembre) saranno decisivi per determinare in che direzione muoveranno i tassi d’interesse di Canberra.

Piuttosto che rialzare il tasso d’interesse, fermo al valore-record del 2,5%, la Reserve Bank of Australia ha ammesso che sta considerando la possibilità di applicare delle restrizioni ai prestiti per calmierare i prezzi del comparto abitativo, dal momento che la prima opzione rischierebbe di far decollare il valore dell’Aussie.

Dopo aver toccato una serie di massimi, si è infine ridotta la fiducia dei consumatori e delle aziende neozelandesi: la Reserve Bank of New Zealand ha difatti annunciato di voler interrompere il ciclo di rialzi dei tassi per valutare in tutta calma le conseguenze dei quattro ritocchi del 2014, mentre il ritmo di crescita dell’economia sembra destinato a rallentare dopo le ottime performance dei primi 6 mesi dell’anno.

A determinare la gran parte dei movimenti sul mercato valutario sono state le notizie provenienti dalla Cina secondo le quali il governo centrale è pronto a ricorrere a nuove misure di stimolo per supportare la crescita dell’economia. La banca centrale cinese intende iniettare qualcosa come 200 miliardi di yuan (32,8 miliardi di dollari) all’interno delle 20 principali banche nazionali e regionali del paese stando a quanto hanno dichiarato i vertici di questi stessi istituti, al fin di ravvivare la seconda economia del globo. Le autorità monetarie cinesi hanno scelto di lasciare da parte le misure dall’impatto più incisivo, quale un taglio dei tassi d’interesse, reputate ormai imprescindibili da diversi analisti economici. Al contrario, l’immissione di nuova continuità nelle banche è un segnale del fatto che Pechino preferisce ricorrere a misure di stimolo mirate al fine di contrastare il rallentamento della propria economia.

Il dollaro neozelandese si è mosso in rialzo contro lo yen nipponico dopo che gli ultimi dati economici Usa, complessivamente positivi, hanno ridato fiducia a quanti sperano in una ripresa della crescita globale riportando gli investitori a scommettere non soltanto sulle divise reputate più sicure (qual è appunto lo yen). La valuta nipponica è risultata la peggiore fra le divise più importanti “dal momento che l’incremento della propensione al rischio ha ridotto la domanda per i beni rifugio”. Stamattina il primo ministro del Giappone ha rilevato che l’incremento previsto dall’8 al 10% dell’aliquota fiscale servirà a mettere in sicurezza i conti dei fondi pensione e del sistema sanitario del paese per il futuro. Lo yen si è contratto nei confronti della banconota verde sino a 107,22, cedendo 47 punti contro l’euro sino a 136,87.

Su base annua l’economia del Giappone si è contratta del 7,1% nel corso del secondo trimestre 2014 dopo che il governo Abe ha rialzato l’iva dal 5 all’8%. Attualmente, Banca del Giappone, ministro delle Finanze, imprenditori e Fondo Monetario Internazionale stanno esortando il governo a decretare un secondo rialzo dell’iva la fine di contribuire a ridurre il gargantuesco debito pubblico del colosso asiatico. Per evitare o posticipare il rialzo, l’esecutivo dovrebbe comunque approvare una legge apposita.

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