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Evasione Fiscale: L’Italia riduce la soglia di punibilità

Da
Lorenzo Cuzzani
Aggiornato: Nov 25, 2014, 00:07 GMT+00:00

Il governo sembra aver deciso di mettere le mani sulla questione più dibattuta, interessata e controversa dell'economia italiana: l'evasione fiscale. Una

Evasione Fiscale: L’Italia riduce la soglia di punibilità
Evasione Fiscale: L’Italia riduce la soglia di punibilità

Il governo sembra aver deciso di mettere le mani sulla questione più dibattuta, interessata e controversa dell’economia italiana: l’evasione fiscale.
Una prassi diffusa tra molti, il cui comportamento va a ledere l’integrità di altrettanti, sia causando una caccia alle streghe da parte di Fisco e Agenzia delle Entrate, sia obbligandoli ad aliquote più alte per coprire i buchi evasivi creati.

Per quanto sia una situazione difficile, risulta chiaro come il legislatore negli anni abbia operato scelte cogenti, che, seppur generate da una ratio legittima, abbiano abbassato non poco i consumi, pesando in maniera sperequativa e non proporzionale su ogni tipo di reddito e transazione, contribuendo alla stagnazione dell’economia reale, oltre che indebolendo drasticamente il potere d’acquisto.

Inversioni di rotta importanti, in tal senso, sono contenute nell’ultima bozza del decreto legislativo sull’abuso del diritto, che dovrebbe approdare in Consiglio dei Ministri questa settimana, quindi con una settimana di ritardo rispetto a quanto annunciato dal Premier Renzi, il quale aveva auspicato la scorsa come utile per approvare il provvedimento che aspetta da mesi di uscire fuori dalla segrete stanze del Ministero del Tesoro.
Un cambio di orientamento del genere costituisce un segnale di rilievo per la semplificazione fiscale per le imprese, in quanto rende questa realtà più appetibile in termini di attrattività di investimenti stranieri.

Analizzando il decreto è possibile notare come l’elusione fiscale sarà depenalizzata, assurgendo a mero illecito amministrativo, mentre per quanto riguarda l’evasione, la soglia di punibilità sarà posticipata al superamento dei 200.000 euro, in luogo dei precedenti 50.000.
Considerando l’evoluzione della punibilità del reato in questione, si osserva una certa modulazione della stessa, essendo fissata la sua soglia in 200 milioni di lire, vale a dire 103.000 euro, prima dell’entrata in vigore della moneta unica, poi ridotta dal ministro Giulio Tremonti alla anzidetta soglia.
Una modulazione emblematica, che testimoni un’attenzione legislativa e politica per una materia cardine non solo di ogni finanziaria, ma dell’intero sistema paese.

Un’apertura supportata anche da ulteriori elementi presenti nel decreto in questione: coloro i quali collaboreranno con il Fisco, mettendosi a disposizione e permettendo il tutoraggio dell’Agenzia delle Entrate, avranno un’ulteriore posticipazione della soglia di punibilità, che scatterà qualora si superasse il limite di 400.000 euro; a concludere il novero dei cambiamenti, vi sono la depenalizzazione del reato “non corretta classificazione del bilancio di oneri deducibili reali”; la non punibilità penale delle false fatture inferiori a mille euro; la gestione affidata ad Agenzia delle Entrate e del Demanio, invece che alle procure, di beni sequestrati dalla magistratura per indagini fiscali, eccezion fatta per denaro e titoli.

Il provvedimento in questione mira a snellire il carteggio processuale e i contenziosi sempre più pesanti posti in essere dall’Agenzia delle Entrate per ottenere un corretto prelievo d’imposta, da privati o imprese e per contestare un prassi gabellare vicina al Medioevo.
In questo senso, si spiegano le nuove metodologie di valutazione e accertamento: per quanto riguarda la prima, la nuova norma prevederà che qualora nei conti venga indicato un costo realmente sostenuto, ma che il Fisco non consideri deducibile, non potrà scattare la denuncia penale.
In riferimento alla seconda è possibile notare un’inversione di tendenza, specie in riferimento alle frodi fiscali, per la cui contestazione non basterà un falsa rappresentazione delle scritture contabili, ma sarà necessario dimostrare che siano state compiute operazioni simulate “oggettivamente o soggettivamente”, “avvalendosi di documenti falsi o altri mezzi fraudolenti idonei a ostacolare l’accertamento”

Vi sono novità anche in relazione ai termini dell’accertamento: sarà limitato l’uso del raddoppio degli stessi, con il Fisco che potrà ottenere questo “extra time” inquirente solamente nel caso in cui la denuncia penale sarà operata nei naturali termini della verifica. Tale norma è parzialmente retroattiva, solamente se per le violazioni non sia stato notificato alcun avviso.

Tutte queste misure mirano in qualche modo a semplificare un sistema, quello impositivo, che da sempre ha costituito un fardello non indifferente per l’economia nazionale, passando da valvola di sicurezza statale, a prelievo spesso iniquo a danno del contribuente, con la conseguenza di paralizzare investimenti in favore di immobilizzazioni, forma di risparmio comunque spesso non esente da tassazione.

Nonostante su tale bozza vi siano ancora dubbi e confronti da svolgere tra Ministero, Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza, specie in relazione al “favor rei” come principio ispiratore di un sistema che ha sempre operato in maniera opposta, sembra sia davvero venuto il momento per una riforma fiscale dai risvolti inaspettati.

Sull'Autore

Lorenzo Cuzzanicontributor

Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.

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