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Dollaro, yen ed euro in attesa delle buste paga non-agricole Usa

Da
Barry Norman
Pubblicato: Oct 3, 2014, 18:29 GMT+00:00

Oggi i riflettori sono puntati sui dati relativi ai posti di lavoro Usa, in vista dei quali i mercati valutari rimangono piuttosto tranquilli. Ieri la

Dollaro, yen ed euro in attesa delle buste paga non-agricole Usa

Oggi i riflettori sono puntati sui dati relativi ai posti di lavoro Usa, in vista dei quali i mercati valutari rimangono piuttosto tranquilli. Ieri la riunione Bce e le parole del presidente Draghi hanno rafforzato l’euro e confuso non poco i trader. La divisa comune è infatti lievitata sino a 1,2669 prima di cedere buona parte dei guadagni in apertura di sessione odierna, con il dollaro Usa in ripresa di 12 punti e scambiato a 85,85.

Il Consiglio direttivo Bce sembrava dovesse essere di discreta importanza. Eppure, sia Draghi che i suoi colleghi hanno scontentato i mercati che speravano nell’annuncio di nuove misure di stimolo per supportare le malconce economie dell’Eurozona e spingere l’inflazione verso il target del 2%. Il post-conferenza stampa ha così prodotto ben poche oscillazioni sul fronte delle valute, specialmente per quanto riguarda il crosso EUR/USD, un lieve rialzo dei rendimenti dei titoli europei e alcune vendite di azioni, a riprova di quanto gli investitori fossero delusi per la riunione di ieri. In realtà, pare che fosse proprio questo l’obiettivo dei membri del Consiglio. L’attività successiva che ha caratterizzato la seconda parte di sessione europea – con un’ondata di vendite e il lieve rialzo dell’euro contro il dollaro Usa – non poteva non essere stata messa in conto, a meno che la Bce non desiderasse calmierare le aspettative per nuove misure di stimolo nel breve periodo.

La banconota verde si è rinforzata per la prima volta negli ultimi 3 giorni contro lo yen nipponico, in vista del rapporto ufficiale sulle buste paga che, stando agli analisti, dovrebbe evidenziare una crescita dell’occupazione nel mese di settembre superiore a quella dei 3 precedenti mesi. Il cross USD/JPY è scambiato a 108,79, in rialzo di 33 punti dopo il deprezzamento di ieri del dollaro. L’indice DX è invece in procinto di chiudere la settimana in rialzo per la settima volta consecutiva (si tratta della serie più lunga dal giugno 2010), dal momento che dati economici sempre migliori alimentano le voci che vogliono la Fed rialzare i tassi col nuovo anno. Lo yen si è invece mosso in ribasso nei confronti di 15 delle 16 maggiori controparti valutarie, con la Banca del Giappone che ha incrementato gli acquisti di asset e il suo governatore Kuroda ad affermare che il deprezzamento della divisa non danneggerà l’economia. Nello specifico, lo yen – che ha registrato le maggiori perdite nei confronti del dollaro Usa – ha patito l’acquisto da parte della banca centrale nipponica di titoli del tesoro per circa 3,5 trilioni di yen (32,2 miliardi di dollari); le autorità monetarie del paese stanno infatti incrementando il proprio programma di allentamento monetario al fine di combattere la bassa inflazione.

Parlando davanti al Parlamento nazionale, il governatore Kuroda ha affermato che una valuta deprezzata non è necessariamente un male per l’economia se i fondamentali rimangono buoni. In precedenza il primo ministro Abe si era rivolto ai parlamentari giapponesi affermando che il governo aiuterà le piccole imprese a fronteggiare il deprezzamento dello yen.

Stando a un sondaggio commissionato da Bloomberg News in vista del rapporto odierno del dipartimento del Lavoro Usa, lo scorso mese l’economia statunitense ha creato 215mila nuovi posti di lavoro dopo i 142mila di agosto. Secondo un altro sondaggio, il tasso di disoccupazione si manterrà invece al 6,1%, attestandosi al livello già toccato nel luglio 2008 prima della crisi globale.

Stando all’indagine di Bloomberg, il 74% degli intervistati ritiene che la Fed ritoccherà i tassi sui depositi interbancari entro la riunione di settembre 2015. Le autorità monetarie hanno portato e mantenuto i tassi in un range compreso fra lo 0 e lo 0,25% sin dal 2008 al fine di sostenere la ripresa economica. Negli ultimi 3 mesi il dollaro è cresciuto del 6,6%, stampando la migliore performance fra le divise dei 10 paesi più sviluppati.

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