Wall Street si è mossa in ribasso per via della notizia che le vendite al dettaglio del post-Festa del Ringraziamento sono state inferiori alle attese,
Fra i mercati delle valute le coppie principali hanno mosso in rialzo contro il dollaro Usa, sia nella sessione europea che in quella statunitense del lunedì. L’euro è lievitato dai minimi a 1,2420 sino a 1,2505 per attestarsi attorno a 1,2475 in chiusura di sessione Usa. Il dollaro australiano si è invece risollevato dai minimi a 84,25 fino a 85,30 per chiudere attorno a 85,10. Lo yen giapponese è infine passato da 119,10 a 117,87; stamattina viaggiava in prossimità di 118,30.
L’Aussie è lievitato di 31 punti stamattina dopo che la Rba ha mantenuto inalterato il suo tasso d’interesse di riferimento al 2,5%. Nella dichiarazione con cui è solita accompagnare la decisione di tasso, l’istituto ha sottolineato gli ultimi capitomboli della propria divisa sui mercati valutari, prima di aggiungere: “il dollaro australiano si mantiene al di sopra della maggior parte delle stime relative al suo valore fondamentale, soprattutto alla luce del netto calo registrato nel prezzo delle materie prime degli ultimi mesi. Per conseguire una crescita bilanciata, è necessario un tasso di cambio inferiore”. Al momento Deutsche Bank si aspetta che il prossimo anno la Rba taglierà i tassi di 25 punti base nel secondo trimestre e poi di nuovo fra settembre e ottobre. Frattanto, il primo ministro nipponico Abe inizierà ufficialmente domani la campagna elettorale in vista delle elezioni politiche del 14 dicembre, con cui cercherà l’investitura popolare per lanciare un allentamento monetario senza precedenti e varare una serie di riforme. Da un sondaggio condotto dal quotidiano Asahi, il 47% degli intervistati ha affermato che sarà l’economia il fattore più importante di cui terranno conto quando si recheranno a votare. Dai dati odierni emerge che la spesa per investimenti è cresciuta del 5,5% nel terzo trimestre, battendo nettamente la stima di un pool di economisti (+1,8%). Eppure, il downgrade di Moody’s sul rating del Giappone continua a pesare sulle quotazioni dello yen.
Il Kiwi ha guadagnato un paio di punti nel corso della sessione asiatica ed è scambiato a 0,7866 dopo le parole del numero uno della Rbnz. Il governatore Wheeler ha detto che anche se concentrarsi sull’inflazione “resta la cosa più importante nell’ambito della politica monetaria”, le banche centrali dovrebbero inoltre ricorrere a strumenti macroprudenziali per “scongiurare l’impennata del prezzo degli asset e bilanciare la politica monetaria”.
Il dollaro Usa si mantiene al di sopra del livello di prezzo 88 anche dopo aver dovuto cedere gran parte dei propri guadagni (realizzati durante il Black Friday) per via delle affermazioni di alcuni analisti economici, piuttosto preoccupati per la rapidità con cui si è apprezzata la banconota verde. E mentre l’economia Usa sembra poter navigare a vele spiegate, il dollaro continua a dominare il mercato: come ha evidenziato l’indice ISM, a novembre l’attività manifatturiera statunitense si è espansa oltre le attese (pur flettendo rispetto al mese precedente). Stando a quanto pubblicato dagli analisti ISM, l’indicatore è passato dal 59 di ottobre al 58,7 di novembre, battendo le stime che puntavano a un 58. Una lettura al di sopra del 50 indica un’espansione dell’attività del settore. Secondo i Bloomberg Correlation-Weighted Indexes, nel corso degli ultimi tre mesi il dollaro Usa ha stampato le migliori performance fra le valute dei 10 più sviluppati paesi del globo, crescendo del 7,1% a fronte del +1,1% dell’euro e del ‘7% dello yen.