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Dollaro USA in Rialzo in Scia a un Rapporto sull’Occupazione Sopra le Aspettative

Da
James Hyerczyk
Aggiornato: Jun 7, 2015, 08:56 GMT+00:00

Il rapporto sulle buste paga del settore non agricolo negli USA sopra le aspettative provoca un'impennata dei rendimenti dei titoli del tesoro USA,

Dollaro USA in Rialzo in Scia a un Rapporto sull’Occupazione Sopra le Aspettative

Il rapporto sulle buste paga del settore non agricolo negli USA sopra le aspettative provoca un’impennata dei rendimenti dei titoli del tesoro USA, aumentando l’interesse nei confronti del dollaro come forma di investimento. Il rally del biglietto verde è a sua volta all’origine delle reazioni negative registrate sui mercati di oro, petrolio greggio, euro e sterlina britannica.

Il rapporto sull’occupazione negli USA indica la creazione di un totale di 280.000 nuovi posti di lavoro, per un tasso di disoccupazione che si attesta al 5,5%. Se consideriamo che i trader prevedevano un incremento compreso fra i 198.000 e i 225.000 nuovi posti di lavoro, è evidente che il nuovo dato supera di gran lunga le stime. Il tasso di disoccupazione è invece leggermente superiore alle stime, ferme a 5,4%, ma il dato sul salario medio orario supera le stime con uno 0,3%, contro lo 0,2% previsto.

I nuovi dati hanno provocato un’impennata dei rendimenti dei titoli del tesoro USA. Il rendimento dei titoli a due anni sale allo 0,747%, ai massimi dallo scorso dicembre, mentre i rendimenti dei titoli a 10 anni sale al 2,442%, ai massimi dall’ottobre 2014.

L’impennata dei rendimenti dei titoli ha catturato l’attenzione degli investitori, provocando una massiccia ondata di acquisti sul dollaro e spingendo invece in ribasso euro e sterlina britannica, sulla base del fatto che probabilmente i nuovi dati sono quanto basta per spingere la Federal Reserve ad aumentare i tassi di interesse già a partire dalla riunione di giugno o di settembre.

A frenare invece le aspettative per un aumento dei tassi di interesse da parte della Fed ci ha pensato il Fondo Monetario Internazionale con le valutazione annuale sull’economia USA. Giovedì scorso, infatti, il FMI ha invitato la Fed a posticipare l’aumento dei tassi alla prima metà del prossimo anno, aspettando dei segnali di miglioramento su salari e inflazione.

Il mancato accordo sul debito greco ha spinto l’euro in ribasso. La Grecia ha infatti posticipato il pagamento al Fondo Monetario Internazionale previsto per venerdì, pretendendo una revisione della proposta da parte dei creditori internazionali volta a scongiurare il default.

Sulla coppia GBP/USD continua a pesare la bassa inflazione, la lenta crescita e il rapporto sull’occupazione USA. Il rapporto sulle aspettative dei consumatori sull’inflazione, pubblicato in mattinata, indica una lettura del 2,2% contro l’1,9% del mese dello scorso mese. Il rapporto è in effetti positivo, ma non abbastanza da controbilanciare gli effetti del rapporto sulle buste paga USA.

Il rafforzamento del dollaro ha contribuito a spingere in ribasso i future sull’oro con scadenza agosto. L’aumento dei tassi di interesse sui titoli Usa ha compromesso l’appetibilità dell’oro come investimento, dato che il metallo prezioso non prevede il pagamento di dividendi né di interessi. A ciò si aggiunge il rafforzamento del biglietto verde che, rendendo l’oro più costoso per investitori in possesso di valuta estera, ha portato al crollo della domanda.

Per finire, i future sul petrolio greggio con scadenza a luglio a inizio sessione si sono mossi in ribasso, chiudendo però invariati sostenuti dalle aggiustamenti di posizioni in vista dell’annuncio dell’Opec. Gli analisti prevedono che il cartello manterrà invariati i livelli di produzione a 30 milioni di barili al giorno, anche se è noto che potrebbero produrne 32 milioni.

La strategia dell’Opec è quella di continuare a produrre livelli record nel tentativo di spingere fuori dal mercato i produttori di petrolio scisto statunitensi. Quella dell’Opec potrebbe non essere l’unica scelta possibile, dal momento che secondo gli analisti il cartello starebbe rapidamente perdendo quote di mercato.

Se l’Opec decidesse di tagliare la produzione, i prezzi del petrolio si impennerebbero, con un conseguente aumento della produzione negli USA e in Russia.

Sull'Autore

James A. Hyerczyk ha lavorato come analista finanziario fondamentale e tecnico del mercato dal 1982. James ha iniziato la sua carriera a Chicago come analista di mercato a termine per commercianti di pavimenti presso il CBOT e il CME, e da 36 anni fornisce analisi di qualità ai trader professionisti.

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