La scorsa settimana, parlando in pubblico, il segretario al Tesoro statunitense Jack Lew è tornato su una costante della politica monetaria Usa, ribadendo
In chiusura di sessione di ieri il Dow Jones ha ceduto 12 punti (-0,1%) portandosi a 18.116; lo S&P 500 ne ha persi invece 4 (-0,2%), scivolando a 2.104. Entrambi gli indici distano circa l’1% dai record realizzati a inizio mese. Il NASDAQ ha invece alternato guadagni e perdite, prima di chiudere la sessione in ribasso di 15 punti (-0.3%) a quota 5.011.
Questa settimana, le fluttuazioni sui mercati delle valute finiranno per concentrare gli scambi verso i mercati azionari. Il forte apprezzamento realizzato su base annua da parte del dollaro Usa ha calmierato le aspettative di profitto delle grandi aziende statunitensi e compresso la crescita dei mercati azionari, anche se le perdite dell’ultima settimana hanno ridato ossigeno agli indici azionari.
Ieri l’euro ha guadagnato il +1% contro il dollaro Usa portandosi a 1,0930; stamattina è invece tornato a flettere, scivolando a quota 1,0909. Gli analisti ritengono che i profitti aziendali delle società quotate nello S&P 500 si ridurranno di circa il -5% nel corso del primo trimestre 2015 (rilevazione su base annua): nell’arco di poche settimane, sapremo se hanno avuto ragione. A dicembre, le aspettative di profitto erano del +3,8%.
Ieri il calendario economico è stato relativamente scarno, eccezion fatta per le vendite di abitazioni esistenti negli Stati Uniti che a febbraio sono cresciute del +1,2% contro una previsione degli economisti intervistati dal Wall Street Journal del +1,7%. Stamattina i dati economici di fresca pubblicazione hanno inciso negativamente sulle transazioni nei mercati valutari asiatici, con Aussie e Kiwi entrambi in perdita dopo che l’indice PMI cinese curato da Hsbc si è stampato al di sotto delle aspettative: l’indice ha infatti evidenziato che l’attività manifatturiera cinese è in contrazione. L’Aussie è scambiato a 0,7847 e il Kiwi a 0,7633. Le due divise viaggiano entrambe all’interno dei loro range di trading abituali. In Giappone, lo yen sta subendo le ripercussioni del dato sul manifatturiero nipponico: il settore viaggia ancora in espansione (pur attestandosi appena al di sopra della soglia che separa l’espansione dalla contrazione dell’attività), benché abbia realizzato una performance inferiore alle aspettative. Il cross USD/JPY viaggia a 119,76.