Nonostante dati economici Usa tutto sommato positivi, ieri il dollaro Usa si è mosso al ribasso dello 0,1%. Sentimenti di mercato rialzisti hanno infatti
L’indice del dollaro Usa è rimasto per buona parte della sessione di ieri all’interno del suo range di trading abituale. Il dollaro si è deprezzato marginalmente contro le sue controparti valutarie: la pletora di dati economici pubblicata ieri ha infatti innescato una gran volatilità che ha colpito numerose coppie valutarie. L’euro è scambiato piatto a 1,2562 e la sterlina a 1,5702 dopo l’incremento a sorpresa delle vendite al dettaglio britanniche nel mese di ottobre. Lo yen giapponese dovrebbe aprire al positivo e mantenersi al di sotto di quota 118 nel corso della sessione odierna. L’euro è scivolato dopo che gli indici PMI relativi ai paesi dell’Eurozona hanno evidenziato un’espansione dell’attività inferiore alle attese per il mese corrente, gelando quanti invece speravano in un miglioramento delle condizioni economiche nel blocco monetario.
La lettura flash dell’indice PMI composito a cura di Markit, che si fonda sulle opinioni di migliaia di società ed è reputata un buon indicatore di crescita, è caduta a 51,4 mancando anche la già bassissima previsione di Reuters. Anche l’indice PMI relativo al settore terziario ha disatteso le previsioni, cadendo a 51,3 mentre i 50,4 stampati dal PMI manifatturiero mancavano anch’essi le aspettative (pur muovendosi al rialzo). Quantomeno l’attività manifatturiera è riuscita a resistere al di sopra di quota 50, livello che indica un’espansione dell’attività.
A ottobre le vendite al dettaglio britanniche sono balzato verso l’alto, facendoci pensare che i consumatori si preparano al rallentamento di fine anno per via del fatto che le difficoltà economiche dell’Eurozona non tarderanno a impattare sul prodotto delle industrie britanniche. Stando alle cifre pubblicate ieri dall’Ufficio Nazionale di Statistica, i volumi di vendita sono cresciuti in maniera netta e sorprendente del +0,8% su base mensile, trainati in particolare dagli acquisti di mobilia (che riflettono l’espansione del mercato immobiliare di inizio anno) e dal calo dei prezzi. La spesa in consumi ha giocato un ruolo determinante nel rimettere in carreggiata l’economia del Regno Unito sin da metà 2013 e continuerà a farlo fintanto che l’outlook globale sarà fosco. Un’indagine ha evidenziato che le imprese manifatturiere britanniche si aspettano che nei prossimi 3 mesi il proprio output subirà il peggior calo dell’ultimo anno a causa del rallentamento della Cina e delle perenni difficoltà dell’Eurozona.