L'Italia si gioca il tutto per tutto. O forse sarebbe più corretto affermare che il suo Premier, fiducioso nel suo paese e nel suo programma, si stia
L’Italia si gioca il tutto per tutto. O forse sarebbe più corretto affermare che il suo Premier, fiducioso nel suo paese e nel suo programma, si stia giocando reputazione e futuro. Suoi e della nazione. Affrontando in maniera massiva la questione sulla legge di stabilità, intende realizzare una manovra mai vista prima, parlando di cifre che si aggirino intorno ai 30 miliardi di euro. Numeri difficilmente raggiungibili, specie considerando che “siamo in un momento delicato” e “le difficoltà vanno affrontate senza far finta di sottovalutarle”; questo però non vuol dire che non ci siano realmente i mezzi per raggiungere l’obiettivo dichiarato: arrivare “all’ultimo giorno di questa legislatura con un Paese trasformato”dalle riforme.
La nuova finanziaria prevede una spending review di 18 miliardi di euro, di cui 10 relativi alla stabilizzazione del bonus degli 80 euro, di cui 3 già garantiti dal decreto Irpef, altri 500 milioni di incremento agli sgravi per famiglie numerose e, la novità più rilevante: l’abolizione dell’Irap con conseguente aggiunta di 6,5 miliardi di euro. A tutto questo si sommerebbero 1 miliardo per la decontribuzione delle nuove assunzioni a tempo indeterminato a tutele crescenti, le risorse per i nuovi ammortizzatori sociali valutate 1,5 mld, il rinnovo del bonus per la ristrutturazione delle case e l’acquisto di mobili, nonché il blocco della clausola di salvaguardia (3 miliardi).
Un traguardo, che, se raggiunto, potrebbe davvero proiettare il Bel Paese verso una dimensione finanziaria più serena, oltre che allettante in termini di investimento. Arduo, per ora, capire le intenzioni di Bruxelles, nonostante voci inducano a pensare ad una possibile bocciatura, con il tweet polemico di Simon O’Connor, portavocedel commissario europeo per gli affari economici e finanziari, Jyrki Katainen, che precisa: “Mentre alcuni media vedono -avvertimenti- in ogni parola pronunciata a Bruxelles, noi aspettiamo il piano di bilancio prima di sbilanciarci”. Attesa, per l’appunto. La stessa che fino al 29 ottobre pervaderà il Premier Renzi e il suo staff, tempo utile per ricevere un parere ufficiale sul piano di bilancio presentato, ma che potrà essere minore, considerando il termine di 7 giorni per emettere una bocciatura dello stesso.
Certo è che tra i nuovi democrat si respiri fiducia nel proprio lavoro, considerando l’intervento del ministro dell’economia Gian Carlo Padoan al termine della riunione Ecofin:“Il limite del 3% sarà rispettato, staremo sotto e andremo avanti con il consolidamento strutturale”. Parole importanti, specie se argomentate dal n.1 di Via Venti Settembre, il quale ha anche aggiunto come l’Italia continui “ad avere il target del pareggio”, nonostante il ritardo“dovuto al fatto che ad aprile, quando abbiamo preso gli impegni, la previsione di crescita era dell’1,1% più alta di oggi per il 2015, il contesto si è altamente deteriorato”; è bene non sottovalutare il fatto che la Camera dei Deputati abbia approvato la risoluzione che autorizzi a rinviare al 2017 il pareggio di bilancio, offrendo un’ulteriore possibilità al governo di districarsi tra gli stringenti vincoli del Patto di Bilancio Europeo.
Considerati nella loro totalità, i segnali arrivati dai referenti europei non sono dei migliori, ma la manovra riceve il beneplacito del presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, che in relazione all’eliminazione dell’Irap e ai contributi sui neo-assunti si esprime in termini ottimistici: ”Onestamente ho sentito che si realizzava quasi un nostro sogno”; a buttare poi acqua sul fuoco alle critiche sui possibili tagli alla Sanità, ci ha pensato il sottosegretario alla presidenza Graziano Delrio, con un secco “nessun taglio alla Sanità”, lasciando intendere che nuove entrate saranno garantite da settori estranei alla Salute.
Un più che cauto ottimismo è trapelato il 14 ottobre a Roma, dove a Palazzo Chigi sono state firmate 20 intese con la Cina, che porteranno nelle casse italiane più di 8 miliardi di euro, cifra elevata che sancisce un’importantissima alleanza col gigante economico orientale, a riprova di una duplice volontà di collaborazione in settori strategici, che funga da parametro di attrazione dell’Italia verso potenze e partner stranieri. Tra i maggiori accordi, figurano quello tra Enel e Bank of China, tra Cassa Depositi e Prestiti e China Development Bank, tra Finmeccanica-AgustaWestland e Beijing Automotive Industrial Corporation (BAIC) , per concludere con quello siglato tra il Fondo Strategico Italiano e China Investment Corporation (Cic). Risultato da non sottovalutare, sia per il management che per la finanza italiana, che risponde con fatti concreti a polemiche sistemiche sulla mancanza di attrattività ad investimenti provenienti dall’estero.
Un’iniezione di capitali di questo tipo, aggiunta alla possibile abolizione dell’Irap, potrebbe rappresentare davvero un punto di partenza per un’inversione di tendenza per la ripresa del paese; non è tutto oro quello che luccica e rimane difficile contemperare esigenze multiformi e rimanere credibili a livello nazionale e internazionale, specie se mentre da una parte si prova a crescere dal punto di vista finanziario, dall’altra si assiste all’incompetenza nel gestire fenomeni come quello dell’inondazione di Genova, in cui, oltre a mancare soluzioni ponderate, sembra esserci un deficit di fondi, difficilmente giustificabile stante la ciclicità di un simile evento. Discutibile anche l’incontro-scontro col tavolo dei sindacati, complicato poter pensare di migliorare una dimensione nazionale con vincoli sovranazionali quando non tutti gli interlocutori remino dalla stessa parte.
Nonostante problemi di questo tipo, comunque fisiologici all’interno di un qualunque stato democratico, dove purtroppo interessi contrastanti rappresentano una zavorra quasi persistente, un dato positivo arriva proprio da una direzione insperata: l’agenzia di rating Moody’s che, sebbene ne preveda una recessione dello 0,3%, afferma che la nazione abbia un “bilancio solido” che “aiuta l’Italia” ad avere “più tempo per attuare riforme a favore della crescita”.
La situazione geopolitica non è certamente in equilibrio, ma il valore di uno stato si vede anche e soprattutto nella capacità di sviluppare e concretizzare programmi di ripresa e, stante la situazione odierna, la partita dei mercati finanziari potrebbe riservare non poche sorprese agli investitori.
Dopo gli studi in Giurisprudenza frequenta un corso in mercati finanziari fortemente orientato all’apprendimento del trading sul Forex. Il “Dealing on Foreign Exchange Market –FOREX-“ gli fornisce gli strumenti per iniziare il percorso di trader, ambito in cui è attivo con particolare attenzione alle medie mobili.